Prezzi del petrolio sull’altalena dei tweet di Trump
Gli USA conquistano sempre più spazio tra i principali produttori di petrolio, ma l'OPEC tiene sotto controllo l'offerta mondiale
Pubblicato da Claudia Ranocchia. .
Energetici Petrolio Analisi settimanale PetrolioNell’articolo della settimana scorsa si è messo in risalto l’effetto sul prezzo del petrolio delle aspettative positive che i mercati nutrivano per l’accordo commerciale USA-Cina. Le notizie più recenti confermano questo ottimismo e suggeriscono un accordo formale sulla soia, di cui, tuttavia, non si hanno ancora i dettagli. Trump parla di un accordo storico, per cui sarà interessante monitorare le reazioni dei mercati finanziari nei giorni a seguire.
La settimana del 25 febbraio - 01 marzo si è aperta, tuttavia, con un crollo del prezzo del petrolio di oltre il 3% rispetto alla chiusura di venerdì 22 febbraio.
Prezzo giornaliero del petrolio sui mercati finanziari
Il motivo dietro questa repentina diminuzione è stato il tweet del presidente Trump in merito al rincaro dei prezzi attuato dall’OPEC dall’inizio dell'anno.
“ OPEC, please relax and take it easy. Oil prices getting too high. World cannot take a price hike – fragile!”
“OPEC, calmati per favore. I prezzi del petrolio sono troppo alti. Il mondo non può sostenere aumenti repentini dei prezzi!”
La risposta da parte del ministro dell’Energia dell’Arabia Saudita, Al Fahil, non si è fatta attendere. Il ministro ha affermato:
“We are taking it easy; 25 countries are taking a very slow and measured approach”
”Ce la stiamo prendendo con calma, 25 paesi stanno avendo un approccio lento e misurato”.
Al Fahil ha lasciato intendere che per il momento i tagli alla produzione saranno mantenuti, e quindi non sono
attesi riduzione nei prezzi rispetto ai valori attuali. I tagli alla produzione sono, per ora, stati pianificati
fino alla fine giugno. Quale sarà la politica d’offerta dell’OPEC Plus (OPEC e Russia) per la seconda parte del 2019,
sarà deciso nel prossimo appuntamento del cartello, previsto per aprile. A limitare l’offerta di petrolio contribuiscono
inoltre le crescenti difficoltà del Venezuela.
Dal lato opposto, gli Stati Uniti sono diventati esportatori netti.
Secondo lo US Energy Administration Information (EIA),
a febbraio la produzione di shale oil è aumentata del 2,7% rispetto all’anno scorso, con una media di produzione di 12,1 milioni di barili
al giorno, ma soprattutto le esportazioni sono aumentate del 23%, a fronte di una diminuzione delle importazioni del -6.6%.
Dopo il rally di lunedì, il prezzo del petrolio è ritornato ad aumentare, riflettendo la determinazione del cartello OPEC Plus di tenere sotto controllo l’offerta mondiale di petrolio. La settimana ,tuttavia, si è chiusa con una nuova flessione che ha riportato il prezzo del petrolio sui valori di inizio settimana.