Volatilità del prezzo del petrolio
La settimana scorsa è stata caratterizzata da un forte rally
Pubblicato da Claudia Ranocchia. .
Analisi settimanale PetrolioLunedì 22 aprile Trump ha deciso di porre fine alle deroghe (waivers) per i paesi importatori di petrolio iraniano. La reazione del mercato è stata un immediato aumento del prezzo con le quotazioni spot sopra i 74 (Brent) e i 66 (WTI) dollari al barile. Ciò ha fatto presupporre inizialmente una riduzione importante dell'offerta di petrolio pesante. Altrettanto repentino è stato il rientro venerdì che ha quindi segnalato una riduzione dell'offerta solo potenziale, riportando le quotazioni sui livelli precedenti alla decisione americana. I motivi:
- una possibile sostituzione del petrolio iraniano con greggio proveniente da Arabia Saudita, Iraq e Russia;
- una possibile presa di profitto da parte degli operatori finanziari.
Inoltre a contribuire alla riduzione del prezzo (1) di venerdì potrebbe esserci anche la sollecitazione di Trump ai paesi OPEC di aumentare la produzione di greggio.
Per quanto riguarda le quotazioni future, anche queste hanno avuto lo stesso rimbalzo ma con un’intensità inferiore segnalando che
gli eventi della settimana passata hanno avuto solo in parte effetti di lungo periodo.
Prezzo giornaliero del petrolio sui mercati finanziari
A inizio della settimana scorsa, la decisione dell’amministrazione americana di cancellare le deroghe per i paesi che potevano
acquistare petrolio iraniano ha generato un aumento dei prezzi del petrolio, tale da portarli sui livelli precedenti
ad ottobre 2018. Il Brent è aumentato del 2%, attestandosi sui 74 dollari al barile, il WTI è aumentato del 2.5%,
fermandosi solo su 66 dollari al barile.
Le deroghe scadranno il primo maggio e i paesi che potevano acquistare petrolio senza incombere nelle sanzioni sono
Corea del Sud, Italia, Grecia, Taiwan, Giappone, Cina, India e Turchia.
Quest’ultime contavano sulle deroghe, la Cina specialmente ha espresso la sua disapprovazione nei confronti della decisione statunitense,
affermando che non accetterà le sanzioni unilaterali - non si conoscono per ora ulteriori dettagli.
Questi paesi sono tra i primi 10 importatori di greggio iraniano, che ora dovranno rivolgersi ad altri paesi per l’acquisto di petrolio.
Il governo dell’Arabia Saudita ha già dichiarato: “co-ordinate with fellow oil producers to ensure adequate supplies” .
Secondo il Rystad Energy,
il petrolio iraniano potrà essere sostituito dal petrolio saudita
(Arabian Light), iracheno (Basra Light) e dal russo (Urals) – quest’ ultimo date le sue
caratteristiche può sostituire anche il petrolio pesante venezuelano. In conseguenza ai
tagli attuati da inizio anno, questi tre paesi hanno infatti una capacità
produttiva in eccesso tale per cui è probabile che saranno in grado di sostituire
la fornitura iraniana (2). Queste motivazioni insieme alle prese di profitto hanno riportato le quotazioni sui
livelli precedenti alla decizione americana.
Da segnalare inoltre che la settimana scorsa proprio l’oleodotto russo di Druzhba, quello che
trasporta il petrolio Urals, è stato chiuso a causa di una contaminazione chimica; la Russia ha immediatamente fatto
sapere che risolverà il problema nelle prossime settimane. Questa rassicurazione ha evitato tensioni sul mercato del petrolio.
(1) Il prezzo del WTI era già iniziato a scendere a seguito dell’annuncio di Occidental di voler acquistare
Anadarko. In un precedente articolo,
si era menzionato che Chevron avrebbe comprato Anadarko, per la
conquista del bacino del Permian – ricco di shale oil. L’offerta sembrava già chiusa, ma Occidental
ha proposto 38 miliardi di dollari, 5 in più rispetto a Chevron.
(2) Da gennaio Arabia Saudita, Iraq e Russia hanno ridotto la produzione rispettivamente del 2%, 0.7% e 3.6%