Il cotone si piega alle tariffe cinesi
Analisi del mercato internazionale del cotone e dell'andamento del prezzo finanziario e doganale
Pubblicato da Matteo Cavallo. .
Fibre Tessili CongiunturaTra giugno e settembre il cotone ha subito una forte flessione come conseguenza diretta della guerra commerciale tra USA e Cina, passando all'Intercontinental Exchange dai 1966 dollari per tonnellata di giugno (record dal maggio 2014) ai 1779 di settembre, registrando una variazione negativa del - 9,7%. Il cotone riveste un ruolo strategico nello scontro bilaterale: per gli USA rappresenta uno dei motori trainanti del comparto agricolo, che costituisce un'importante base dell’elettorato di Trump; per la Cina, il cotone è una di quelle commodities che alimenta l’industria manifatturiera - comparto in cui la Cina riesce ad essere altamente competitiva grazie al basso costo del lavoro - ma che è costretta ad importare (nonostante la produzione nazionale) per soddisfare l'enorme domanda.
Il mercato internazionale
Il mercato del cotone ha dimensioni importanti, nel 2017 infatti è stato scambiato cotone non cardato né pettinato per un valore di circa 14,11 miliardi di dollari. Di questi il 41% è partito dagli USA, di cui il 16% aveva come destinazione la Cina. L’import cinese totale, sempre nel 2017, si è attestato intorno a 1,9 miliardi di dollari, con una quota di mercato pari al 13,6% dell’import mondiale, seconda solo al Vietnam (14,4%).
Il mercato internazionale del cotone (2017) |
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Maggiori Importatori |
Maggiori Esportatori |
L'andamento del prezzo internazionale
Il prezzo del cotone nel 2018 si è mosso più per gli shock che ha subito che per il “normale match” tra domanda e offerta: a maggio il raccolto statunitense è stato inficiato da una serie di calamità - come l'uragano Alberto in Texas e gli allagamenti in Alabama e Carolina - che ha creato tensione, culminata con il picco di giugno; subito dopo si è innescato l’effetto dazi: le tariffe cinesi del 25% sull’import dagli Stati Uniti introdotte il 6 luglio scorso, hanno prodotto una flessione immediata sui mercati finanziari. Dopo il prezzo record da 4 anni di giugno, l’andamento in dollari al ICE del cotone ha subito un’inversione di rotta nel mese successivo, con una variazione congiunturale del - 1,65%, seguita nei mesi successivi da variazioni più intense e pari a - 3,62 e - 4,54%, rispettivamente ad agosto e settembre (grafico).
Nel grafico di confronto tra la serie del prezzo finanziario e quella doganale del cotone emerge il forte legame tra le serie. La seconda ha un ritardo minimo nella trasmissione della dinamica e in alcune fasi si muovono addirittura simultaneamente. Analizzando il grafico si nota che le variazioni degli ultimi anni sono praticamente identiche ad eccezione del periodo di aprile-settembre 2018, in cui il prezzo “spot” e quello doganale hanno avuto dinamiche leggermente diverse: mentre tra aprile e maggio la quotazione finanziaria ha attraversato un trend positivo, l'andamento del doganale è stato più volatile, con un forte calo a maggio (- 10,9%). Inoltre contrariamente alla serie finanziaria, negli ultimi mesi il prezzo doganale in dollari è continuato a crescere ma nei prossimi mesi dovrebbe riflettere la flessione in atto al ICE per il ritardo nella trasmissione della dinamica.
Possibile evoluzione del mercato
La guerra commerciale unita alle condizioni ambientali hanno colpito duramente la produzione del cotone made in USA. Considerando fattori di natura geografica, la vicinanza di India e Australia (secondo e terzo esportatore mondiale) rispetto ai principali importatori (Cina e Vietnam), favorirebbe una crescita agevolata della produzione di cotone per questi due player. Essi potrebbero infatti sfruttare gli spazi aperti dal conflitto conquistando parte della quota di mercato - in particolare del mercato cinese - che gli Stati Uniti dovranno cedere ai competitor internazionali.