Prossimo vertice OPEC+, qual è la situazione a pochi giorni dal vertice di Vienna?

Il prezzo del petrolio ancora influenzato dalle dinamiche della guerra commerciale

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Per questioni ambientali il primo gennaio 2020 scatta il divieto per le navi transfrontaliere di utilizzare combustibili ad alto contenuto di zolfo. Ne deriva quindi che il prossimo anno si incorrerà a un aumento della domanda di carburante a basso impatto ambientale.
Come analizzato in un precedente articolo esistono molte tipologie di petrolio che si distinguono sulla base dei seguenti criteri: leggerezza e contenuto di zolfo. Le tipologie di petrolio meno solforose sono quello nigeriano, libico, statunitense, europeo, algerino e malesiano – l’ordine in cui sono elencati rispecchia la pesantezza, dal più leggero al più pesante -. Tutti questi oli hanno un contenuto di zolfo inferiore allo 0.5%. E’ probabile quindi che il prossimo anno vengano richieste maggiori quantità di petrolio da questi paesi.

La situazione che l’OPEC+ ha davanti a ridosso del prossimo vertice del 5 dicembre a Vienna è la seguente:

  • una probabile impennata della domanda di petrolio algerino, nigeriano e libico. Attualmente in Libia si sta combattendo una guerra, ma quest’ultima nel 2019 non sembra aver impattato sulla produzione di petrolio. L’offerta infatti è in aumento, ad ottobre la variazione tendenziale è del +8% (fonte EIA).
  • il continuo dover sopperire alla mancanza di greggio pesante in conseguenza ad un’importante riduzione dell’offerta venezuelana e iraniana -30 e -20% rispetto a novembre 2018 (fonte EIA).

Con le aspettative di un rinnovo della politica di tagli alla produzione dell’OPEC+, la settimana scorsa il prezzo del petrolio si trovava prossimo ai massimi di inizio 2019. C’è però un fattore da considerare: attualmente il prezzo del petrolio sembra però essere più influenzato dalle dinamiche che riguardano la domanda piuttosto che l’offerta. Infatti la ripresa sperimentata dal petrolio nel mese di novembre è dovuta al clima positivo di una collaborazione tra USA e Cina per la risoluzione del conflitto commerciale che dovrebbe sostenere sia la domanda di petrolio sia lo stato di salute dell’economia. A novembre la variazione congiunturale in dollari è stata di +5%. Evidenza sono le cadute giornaliere che il prezzo sta avendo da quando la guerra commerciale è iniziata. La settimana scorsa il prezzo si è ritrovato nuovamente sull’altalena della guerra commerciale: venerdì il petrolio ha registrato una caduta giornaliera pari al -4%.
Dietro c’è il monito cinese contro gli Stati Uniti di adottare "firm counter measures" in risposta alla legislazione nordamericana a sostegno dei manifestanti antigovernativi di Hong Kong. Lunedì 2 dicembre i mercati non sembrano ancora aver recuperato il colpo, trovandosi su un livello inferiore rispetto alla settimana scorsa.

Venerdì le quotazioni del petrolio hanno chiuso in ribasso rispetto a due settimane fa. La quotazione spot del Brent ha registrato il ribasso meno intenso chiudendo a 62.4 dollari al barile (-1 dollaro), il WTI a 55.2 (-2.6) e l’ Oman/Dubai a 60 (-1.8).

Grafico 1: Andamento prezzo del petrolio
Andamento prezzo del petrolio

Nonostante la quotazione spot del Brent non sia calata tanto quanto le altre, quella future ha registrato un’importante caduta pari al -4%, evidenziando il fatto che se una risoluzione del conflitto dovesse sfumare, questo potrebbe avere importanti conseguenze nel lungo periodo.
I preponderanti effetti della guerra commerciale si stanno manifestando anche nella costante situazione di backwardation che sta caratterizzando da mesi il prezzo del petrolio. Ovvero gli operatori si attendono che il prezzo nel lungo periodo sia più basso che quello nel mercato a pronti, insolito rispetto ad una situazione in cui ci si attendono ulteriori tagli alla produzione da parte dell’OPEC e con le raffinerie USA che sono in crisi.