L’incertezza dello scenario internazionale spinge al rialzo il prezzo del petrolio
Le quotazioni del greggio registrano un forte aumento giornaliero dopo l'attacco a Soleimani
Pubblicato da Claudia Ranocchia. .
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Questi primi giorni del 2020 sono stati caratterizzati da forti tensioni sul mercato del petrolio, in conseguenza dell’attacco al generale iraniano Soleimani. Il raid è stato adoperato da parte degli Stati Uniti. Nella Repubblica Islamica il genarale era considerato una seconda divinità dopo lo Ayatollah ma sopratutto è stata una figura centrale nel fare crescere la sfera d'influenza iraniana nel Medio Oriente.
La situazione tesa tra Iran e Usa è ormai da mesi nota ma finora gli scontri si sono focalizzati principalmente nello stretto di Hormuz. Uno dei nodi più importanti nel commercio del petrolio nella penisola araba.
Venerdì scorso 03 gennaio, giorno dell’attacco, le quotazioni del petrolio sono schizzate, registrando uno degli aumenti giornalieri più forti del 2019. Il Brent ha chiuso a 68.60 dollari al barile (+0.4 dollari), il WTI a 63 (+1) e l’Oman/Dubai a 66 (+1.6) .
Grafico 1: Andamento prezzo del petrolio |
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L’attacco è avvenuto nella notte. Il mattino seguente il Brent e il WTI hanno aperto in rialzo, raggiungendo picchi giornalieri rispettivamente di 69.5 e 64.1 dollari al barile. Rispetto al giorno precedente le quotazioni hanno segnalato in media un rialzo circa del +4%, una variazione tale non si verificava da mesi - l'ultima è stata dopo l’attacco di settembre agli impianti petroliferi sauditi-. L’attacco non ha comportato una riduzione dell’offerta, il valore è aumentato in quanto il mercato ha aggiunto un risk premium al prezzo poiché si teme un inasprimento delle tensioni.
Questo forte aumento si inserisce in un ciclo rialzista del greggio, il valore medio mensile infatti cresce da alcuni mesi: il prezzo finale del 2019 è stato per il Brent e il WTI rispettivamente di 65 e 60 dollari al barile.
L’attacco è stato giustificato da Trump, affermando che Soleimani era un terrorista con un piano per colpire gli americani. Il raid ha esacerbato la situazione in Medio Oriente, zona di alte tensioni nei mesi precedenti. Il pericolo principale è quello di un'ulteriore riduzione dell’offerta di petrolio nel bacino medio orientale, già in restrizione in conseguenza al rinnovamento delle politiche di taglio alla produzione OPEC+ e le sanzioni americane all’Iran.
L’Iran ha promesso vendetta dopo l’attacco al loro comandante militare e nel corso dello scorso fine settimana l’Iran si è ritirata dal trattato sul nucleare – la repubblica islamica in realtà già nei mesi precedenti aveva promosso una politica di arricchimento dell’uranio -. Lunedì mattina infatti il prezzo del petrolio ha assorbito questa notizia aprendo in rialzo.