Tensioni geopolitiche: fenomeni strutturali e speculativi
Un grafico a candela per spiegare l’andamento del prezzo del petrolio
Pubblicato da Claudia Ranocchia. .
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In questo articolo si propone una panoramica sul prezzo del petrolio nel corso dell’ultimo anno per capire quali sono stati gli effetti speculativi e strutturali sul prezzo del petrolio. Per questo obiettivo si ricorre ad un grafico a candela. Il grafico si legge nel seguente modo. La parte superiore e inferiore del corpo della candela indicano rispettivamente il prezzo giornaliero di apertura e di chiusura. Se il prezzo di apertura è più alto di quello di chiusura del giorno precedente la candela è verde e viceversa. Il prezzo massimo giornaliero raggiunto è indicato dalla parte superiore del corpo della candela. Mentre il minimo è indicato dalla parte inferiore del corpo. La distanza tra la parte superiore e quella inferiore è l'intervallo attraversato dal prezzo durante la giornata.
Il grafico che segue riporta la quotazione del WTI da gennaio 2019 a gennaio 2020. I grafico permette un’analisi approfondita dei movimenti del prezzo del petrolio nel corso di quest’ultimo anno, per capire quali sono stati i movimenti speculativi (rappresentati da forti modifiche dei prezzi nel breve periodo, spesso nell'arco di un solo giorno) e quali quelli strutturali (rappresentati da modifiche di prezzo che avvengono gradualmente nel tempo).
Grafico 1: Andamento della quotazione del WTI dal 2 gennaio 2019 |
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Nei primi cinque mesi del 2019 la quotazione giornaliera al Chicago Mercantile Exchange è cresciuta progressivamente da un livello di inizio gennaio intorno ai 48 dollari al barile ad un valore superiore ai 66. Questo aumento è stato sostenuto dai tagli alla produzione dell’OPEC+ e da un clima di ottimismo riguardo alla guerra commerciale USA vs Cina, market mover per eccellenza che ha mosso i mercati nel corso del 2019.
Il forte legame tra il conflitto commerciale e il prezzo del petrolio si è manifestato in modo più evidente a maggio,
quando il prezzo del petrolio sui mercati finanziari ha subito un forte crollo in seguitò alle notizie di un aummento delle tariffe sulle importazioni degli Stati Uniti dalla Cina, che ha sancito la fine della tregua.
L'aumento della aliquota introdotta a settembre 2018, dal 10% al 25%, ha, infatti, provocato una maggior incertezza sui mercati finanziari, tanto da portare l’OSCE a rivedere al ribasso le proprie stime sulla crescita mondiale.
Aspettative negative sulla domanda globale hanno causato effetti sulla domanda reale, che si sono riflessi sulle quotazioni del prezzo del petrolio: da maggio e giugno il prezzo del petrolio è sceso di circa -11% in dollari.
L'estate è proseguita in un forte clima di incertezza e da una crescita delle tensioni tra Stati Uniti e Cina, portando il prezzo del petrolio a toccare il minimo di 50 dollari al barile ad agosto e settembre. In questa fase si sono registrati alcuni periodi di recupero, ma di breve periodo, dovuti alle forte tensioni in Medio Oriente, iniziate a fine maggio, tra le quali:
- attacco alle navi saudite sul golfo di Hormuz;
- attacco dei ribelli Huthi dello Yemen (alleati dell’Iran) agli oleodotti e impianti petroliferi sauditi;
- controrisposta aerea dei sauditi ai ribelli yemeniti.
Il grafico a candele mostra la volatilità del prezzo del petrolio nei giorni di tensione. Particolarmnete evidenti sono gli effetti sul prezzo degli attacchi dei primi di settembre al più grande impianto petrolifero di Saudi Aramco, che in un paio di giorni ha portato il prezzo del petrolio da
56 a 64 dollari. La natura speculativa dell'aumento è evidente dal rientro, già nei giorni successivi, del prezzo sotto i 60 dollari e un successiva progressiva diminuzione verso i minimi dell'anno.
Questo valori minimi trovano giustificazione nei timori sul rallentamento della domanda globale che si sono riflessi nella previsione di una maggior diminuzione della domanda mondiale di petrolio, rivista più volte al ribasso dall'EIA. (si veda il seguente articolo sulle previsioni delle domanda di petrolio).
L'autunno è stato caratterizzato da un maggior clima di distensiona tra Usa e Cina. A ottobre c’è un primo dialogo tra le parti, si evita un aumento dell’aliquota dal 25 al 30%, che si ufficializza in un annuncio di una tregua commerciale a dicembre: torna la fiducia negli investitori e il petrolio cresce e ritorna ad avvicinarsi verso i 60 dollari al barile, mantenendosi su livelli prossimi a quelli della prima parte del 2019, nonostante i tagli dal lato dell'offerta effettuati dall'Opec+.
Il 2020 si apre con nuove tensioni tra Iran e USA, raid a Souleimani e controffensiva iraniana, portando il WTI ad un massimo giornaliero di 66 dollari al barile. Nei giorni successivi la quotazione del WTI si stabilzza intorno ai 60 dollari, circa 5 dollari in più rispetto alla previsione per il 2020 dell’EIA di dicembre 2019.
Una prima sintesi
L'analisi del prezzo del petrolio giornaliero nel corso degli ultimi 13 mesi suggerisce l'esistenza di forze di mercato strutturali in grado di limitare nell'intervallo 52-64 il livello del prezzo del petrolio. All'intero di questo intervallo, i prezzi hanno registrato periodi di forte volatilità, in cui hanno provalso componenti speculative, alimentate da notizie in grado di modificare le aspettive di domanda e le valutazioni sui rischi dal lato dell'offerto.
Cosa è successo nei giorni scorsi
Lunedì 20 gennaio il mercato del petrolio si è aperto in rialzo rispetto alla chiusura di venerdì: il Brent a 65 e il WTI 59 dollari al barile. Dietro questo aumento c’è il la chiusura forzata di un oleodotto nella Libia orientale voluto dal generale Khalifa Haftar. Già da sabato il comandante aveva ordinato la chisura di un oleodotto che ha costretto la sospensione della produzione di petrolio nella parte centrale del paese. Questi atti sono avvenuti rispettivamente durante e prima della conferenza di Berlino per una risoluzione del conflitto libico dello scorso fine settimana. Nell’ultima vicenda è coinvolta Eni. La National Oil Company (Noc), la compagnia petrolifera libica ha dichiato che il blocco adoperato da parte del Lna1 causa una perdita pari 800.000 barili al giorno e perdite finanziarie giornaliere di circa 55 milioni di dollari al giorno.
Il vertice di Berlino si è concluso con la conferenza della cancelliera Merkel, la quale ha elencato i punti dell’accordo: cessate il fuoco permanente, embargo sulla vendita di armi, nessun sostegno militare da parte di paesi stranieri - ma nel caso di ingerenza esterna non sono previste sanzioni - e un processo politico per arrivare a un governo unico. Il punto critico è che durante la conferenza al-Sarraj e Haftar non si sono mai incontrati ma entrambi hanno accettato l'armistizio, affidando il compito di sorveglianza ad un comitato di monitoraggio. Gli spiragli di una possibile tregua erano già noti prima della conferenza di Berlino. In un articolo della settimana scorsa, la CNN riporta che Haftar “agreed to comply”.
Grafico 2: Andamento prezzo del petrolio |
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La settimana scorsa c'è stata la ratifica dell'accordo USA-Cina. Il mercato del petrolio ha risposto con stabilità: il Brent si è fermato a 64.8 dollari al barile, il WTI a 59 e l’Oman/Dubai a 63.4. Il limitato miglioramento della fiducia può essere dovuta al fatto che molti analisti si esprimono pessimisti sull’accordo, definendolo irraggiungibile.
(1) LNA, sigla di autoproclamato Esercito nazionale libico che fa capo a Haftar.