Exploit di fine anno per la quotazione del caffè arabica

Il deficit produttivo di arabica ha condotto verso un livello record da 2 anni

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Alimentari Determinanti dei prezzi

Negli ultimi mesi del 2019 la quotazione mensile in dollari del caffè di qualità arabica, considerata più pregiata rispetto alla robusta, è cresciuta del +32%, passando dai 2150 ai 2840 dollari per tonnellata. Il livello raggiunto a dicembre dal caffè quotato all’Intercontinental Exchange (ICE), oltre ad aver interrotto un trend negativo originatosi a fine 2016, ha registrato un nuovo record da settembre 2017, momento in cui si attestava attorno ai 2910 dollari. Per il caffè arabica, l’anno appena concluso è stato caratterizzato dalla depressione del prezzo. Tra aprile e maggio infatti aveva registrato un record negativo da 15 anni (settembre 2005), con una quotazione attorno ai 2025 dollari.

Grafico 1: Confronto quotazione caffè arabica e robusta

Confronto quotazione caffè arabica e robusta

La quotazione del London International Financial Futures and Options Exchange, benchmark per la qualità robusta, ha anch’essa chiuso l’anno inanellando due variazioni positive, di intensità inferiori rispetto a quelle che hanno interessato l’arabica, che l’hanno portata dai 1250 dollari di ottobre ai 1380 di dicembre (+10%). Anche la quotazione della robusta ha attraversato un anno contrassegnato da prezzi particolarmente bassi, toccando livelli di minimo da inizio decennio (marzo 2010). Arabica e robusta a ottobre potrebbero aver concluso un ciclo iniziato nei primi mesi del 2016. Esso si è caratterizzato per una prima fase di crescita repentina, durata circa 10 mesi, in cui arabica e robusta hanno raggiunto rispettivamente 3540 e 2150 dollari. La seconda fase, quella calante, ha avuto variazioni decisamente più contenute e spalmate in un arco temporale decisamente più ampio (3 anni), disegnando un ciclo asimmetrico contraddistinto dalla lunghezza della coda destra.

Export mondiale di caffè in grani (2018)


Come sostiene l’International Coffee Organization (ICO), la produzione mondiale del caffè è estremamente concentrata, circa il 70% del raccolto internazionale infatti proviene da Brasile, Vietnam e Colombia. I dati di commercio internazionale di fonte ExportPlanning confermano lo stesso scenario dell’export internazionale: Brasile e Vietnam sono i due grandi player che nel solo 2018 hanno esportato rispettivamente 1,7 e 1,5 milioni di tonnellate; seguono Colombia e Honduras con 690 mila e 570 mila tonnellate scambiate nello stesso anno.
In questo contesto uno shock produttivo subito da uno di questi attori può avere dirette ripercussioni sul prezzo internazionale del caffè. A causare infatti il recente incremento del prezzo finanziario dell’arabica ci sarebbe, secondo l’ultimo rapporto dell’ICO intitolato “Coffee Market Prices Continued to Climb in December”, il deficit della produzione brasiliana dovuto al calo di rendimento delle colture, che si manifesta con frequenza di due anni. Ad aumentare la pressione sui prezzi si aggiungerebbe l’aumento stimato del consumo mondiale, pari a 1,24 milioni di sacchi in più per il 2019/20, coincidente ad una variazione del +0,7% rispetto al 2018/19, e che dovrebbe generare un deficit di 0,63 milioni di sacchi.

La dinamica della quotazione dell’arabica comunque non dovrebbe continuare a crescere a questi ritmi dal momento che, secondo lo stesso rapporto dell’ICO, è prevista una ripresa della produttività già a partire dal prossimo raccolto (2020/2021).