Produzione industriale in caduta, i prezzi delle materie prime sembrano tenere ad eccezione del petrolio

A marzo si manifesta il forte impatto del coronavirus

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Il contagio da coronavirus è ormai il nuovo termometro del ciclo economico. Da quando l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il coronavirus una pandemia globale le aspettative sull'andamento del ciclo economico per il 2020 sono diventate molto negative. Per quanto riguarda l'economia "reale", uno dei primi effetti dell'esplosione dell'epidemia è stato il blocco repetino delle attività industriali.
Il grafico che segue riporta l’indice di produzione industriale mondiale per il settore manifatturiero. L’indice è costruito sulla base di 52 paesi ed è pesato per la parità di potere di acquisto. L’indice ha come anno base il 2017. L’ultimo mese, marzo, è stimato sulla base del Purchase Managers’ Index, indice sintetico dell'attività manifatturieria, per i paesi Europa, USA e Cina. Questi coprono più della metà della produzione mondiale.


A marzo gli effetti della pandamia globale si sono manifestati in maniera significativa sulla produzione industriale, l’indice segnala una variazione tendenziale negativa pari -11%. Una variazione tendenziale negativa così intensa non si registrava dalla Grande Crisi, quando a gennaio e febbraio 2009 essa è stata pari al -14%. L’elemento che cotraddistingue l'attuale contrazione della produzione industriale rispetto alla passata è l’intensità con cui è crollata rispetto a febbraio 2020.
Lo scorso mese la produzione industriale ha iniziato a registrare i primi effetti dell’epidemia da coronavirus, in conseguenza alla sospensione delle attività industriali in Cina. Quando la pandemia è diventata globale, i paesì hanno iniziato adottare delle stringenti misure restrittive, come ad esempio l'arresto dell’attività industriale.
Il blocco repentino ha fatto si che la produzione industriale da marzo a febbraio crollasse del -8%. Un crollo mensile tanto intenso non è stato registrato mai nella storia da inizio secolo.
Anche il PMI, il cui valore va letto rispetto alla soglia critica di 50 (un valore superiore indica un'espansione altrimenti unacontrazione) a marzo registra per USA ed Europa rispettivamente si 45 e 49. Il PMI europeo non registrava un valore così basso dal 2012 mentre quello USA dal 2008. A marzo il PMI cinese segnala un rimbalzo rispetto allo scorso mese, quando ha toccato il minimo storico, e un lieve segnale di ripresa con un valore pari a 50. Il grafico che segue ne riporta le dinamiche.


Dato questo arresto repentino dell’attività industriale quali sono gli effetti sui prezzi delle materie prime?
A marzo il comparto degli energetici ha perso terreno, sia in termini tendenziali che congiuturali, spinti dal profondo crollo del prezzo del petrolio. A marzo il greggio doganale chiude registrando una variazione congiuturale negativa pari al -30%, il crollo più intenso e repentino da inizio secolo. La flessione trova spiegazione in una domanda di petrolio in continua discesa ed è attesa un ulteriore riduzione della domanda nei prossimi mesi.
Il grafico che segue riporta l’andamento dell’indice totale dei prezzi delle materie prime e quello al netto degli Energetici.


A marzo l'indice totale registra una variazione congiuturale pari al –12%, a fronte di una relativa stabilità dell’indice al netto degli Energetici.

Questa dinamica è spiegata dal fatto che alcuni comparti della filiera delle materie prime sembrano tenere perché sostenuti dalla domanda. Ad esempio il comparto degli alimentari e dei non ferrosi. A marzo infatti l’indice degli alimentari registra stabilità e quello dei non ferrosi una lieve variazione congiuturale negativa dell’ordine del 1%. Questo perché i beni alimentari e non ferrosi sono considerati beni necessari e strategici.
La quotazione del rame, così come quella del petrolio, è considerata il termometro per l’andamento del ciclo economico. La quotazione del rame al LME si trova in flessione ma suoi livelli sono ben lontani da quelli registrati nel 2009. Nel 2009 il rame veniva trattato sui 3050 dollari alla tonnellata, attualmente il rame si attesta intorno ai 5000 dollari alla tonnellata.