Il crollo del greggio e i suoi effetti sull’economia globale
Settimanale metalli non ferrosi LME - Commento del 27 aprile 2020
Pubblicato da Cosimo Natoli. .
LME Non Ferrosi Analisi settimanale LMEDINAMICA SETTIMANALE
La scorsa settimana, rispetto alla precedente (venerdì su venerdì), è stata caratterizzata da un ribasso dei prezzi che ha interessato 4 metalli su 6. In evidenza il rialzo del nichel. Le quotazioni dell’indice LMEX sono scese sotto quota 2400 $. L’indicatore di momentum che misura la forza del trend in atto è in zona neutra e in ribasso. La chiusura settimanale è sopra le medie mobili a 20, 40 giorni (indicazione neutro-rialzista), ma sotto quella a 10 giorni. Il valore dell’indice è ancora sotto la trendline (supporto dei prezzi) di lungo periodo, che unisce i minimi del 2001, 2008 e 2016 fino ai minimi attuali. Vi tornerà sopra quando avrà superato quota 2500.
COMMENTO MACROECONOMICO E PROSPETTIVE
Lo scenario
Il 20 aprile, il prezzo di borsa del petrolio sui contratti a termine (quelli di maggio, per la precisione) ha registrato un prezzo negativo. Ciò è accaduto mentre tutto il mondo è ancora in piena emergenza coronavirus. Per la prima volta nella storia delle “borse merci”, il prezzo di una commodity (il petrolio WTI) è entrato in territorio negativo. Se esiste un responsabile, questo è il Covid-19, che ha fatto letteralmente crollare i consumi di petrolio a tutti i livelli, tanto che nel mercato reale, già in surplus produttivo, gli operatori del settore hanno esaurito la capacità di stoccaggio del greggio.
Già a febbraio la Cina (uno dei maggiori consumatori mondiali di petrolio, oltre che produttore) aveva iniziato a rimandare indietro le petroliere, perché i suoi siti di stoccaggio erano pieni. I dissidi in seno all’OPEC Plus sulla riduzione dell’output hanno fatto il resto. Così lo shock è stato enorme e le borse hanno reagito male. Quali, invece, le conseguenze per la filiera?
Molti pozzi petroliferi andranno chiusi. E questo aggrava di molto la situazione di quei Paesi la cui economia è basata sulla vendita di greggio e che già si trovavano in difficoltà (solo per citarne alcuni: Iraq, Iran, Venezuela, Brasile). È un problema anche per la Russia (terzo produttore mondiale dopo Stati Uniti e Arabia Saudita), che già subisce il calo generalizzato dei prezzi delle materie prime, calo iniziato a gennaio dopo i primi alert arrivati da Wuhan e che ha interessato dai cereali ai metalli, fino al gas naturale.
Non da ultimo, il crollo del prezzo del petrolio è un problema anche per gli Stati Uniti. Questi, grazie allo shale oil, occupano la posizione di primo produttore mondiale. Tuttavia, la produzione di shale oil diventa antieconomica con prezzi così bassi. Infatti, affinché sia sostenibile, il prezzo deve essere almeno sopra i 40 dollari. Ciò vuol dire che, con i valori attuali, occorre un rialzo del 122%. Molte aziende americane che estraggono shale oil sono fortemente indebitate, quindi i loro problemi si trasferiranno prima al sistema bancario americano e poi al governo.
Le conseguenze
Per un’economia globale già provata dal crollo generale dei consumi, le conseguenze saranno pesanti e il futuro si tinge ancora più di nero. Il comparto del petrolio è uno dei più importanti a livello mondiale. Basta dare un’occhiata ai primi dieci produttori:
- Stati Uniti
- Arabia Saudita
- Russia
- Canada
- Cina
- Iraq
- Iran
- Emirati Arabi Uniti
- Brasile
- Kuwait.
A questi seguono altri Paesi con produzioni più piccole, che però costituiscono un’entrata significativa per i loro bilanci, che è difficile sostituire. Le aziende interessate in tutto il mondo (dai produttori ai raffinatori e ai commercianti all’ingrosso e al dettaglio) sono migliaia e impiegano milioni di persone.
Certamente prima o poi i prezzi del petrolio risaliranno, il rimbalzo è già partito. Il problema però è quando torneranno ai valori precedenti e quando torneranno a essere remunerativi per i produttori.
La risalita ai livelli precrisi richiederà parecchi mesi. Inoltre, cosa più importante, bisogna capire quando risaliranno i consumi. Questo è ancora più difficile da prevede, anche perché la fiducia di aziende e famiglie è ai minimi storici. Naturalmente i produttori saranno costretti ad accordarsi per ridurre sensibilmente l’output – questione non facile da risolvere.
Andamento dei mercati finanziari e delle materie prime
Il ribasso dei prezzi del greggio ha impattato negativamente anche sulle quotazioni delle altre commodity.
Il CRB Index, indice generale delle materie prime pubblicato da Reuters, registra una performance settimanale negativa.
Metalli non ferrosi: la fase di rimbalzo dei prezzi prosegue, ma non coinvolge i metalli non ferrosi in egual misura. Scende il prezzo del rame, del piombo e dello zinco. In rialzo gli altri metalli.
Metalli preziosi: performance negativa per tutti.
Petrolio: prezzi ai minimi storici per Brent e WTI. Stabile il gas naturale.
Valute: Il cross euro-dollaro resta il più volatile. Il dollaro scende di poco. Stabile l’euro contro il dollaro.