L’affondo dei prezzi delle materie prime

Ad aprile gli effetti del lockdown spingono i prezzi delle materie prime a registrare profonde variazioni negative

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A marzo si erano registrati i primi effetti negativi del lockdown in conseguenza al coronavirus, ad aprile questi effetti si sono confermati ed acuiti.
Il grafico che segue riporta l’indice totale dei prezzi delle materie prime e l’indice dei prezzi delle materie prime esclusi gli Energetici. I valori sono riportati in euro.

Grafico 1: Indici dei prezzi delle materie prime
Andamento prezzo del petrolio

Continua la forte contrazione dell’indice totale delle materie prime, ad aprile registra una variazione tendenziale negativa più intensa rispetto a quella di marzo, pari al -28%. Questa dinamica è dovuta al forte crollo del prezzo del greggio che ad aprile ha toccato i minimi del secolo. Il WTI è arrivato a costare meno di 20 dollari al barile gravato dall’eccesso di offerta e dall’esaurirsi della capacità di stoccaggio degli hub di consegna. Il prezzo del petrolio doganale ad aprile ha registrato una variazione tendenziale pari al -58% e quella congiunturale pari al -31%, attestandosi sui 27 euro al barile. In generale gli Energetici registrano la variazione tendenziale negativa pari al -51%.
L’indice che esclude gli Energetici sembra tenere di più rispetto a quello totale segnalando una variazione tendenziale negativa pari al -6.5%. La maggiore tenuta di questo indice, rispetto a quella del totale, è dovuta al fatto che questo tiene conto dell’indice dei Preziosi. Quest’ultimo infatti continua a registrare forti variazioni tendenziali positive, ad aprile pari a +28.7%. Questa dinamica è indicativa dell’elevata incertezza presente attualmente sui mercati. Anche l’indice VIX continua ad attestarsi su livelli prossimi al massimo storico ma inferiori rispetto al picco registrato a marzo.
Il grafico 2 mostra le variazioni tendenziali dei singoli indici merceologici delle materie prime, quello che ne emerge è una generale tendenza ribassista.

Grafico 2: Aprile 2020, variazioni % in euro rispetto a Aprile 2019

Fonte: PricePedia

Sulla scia del crollo del feedstock principale Chimici Organici e Plastiche perdono rispettivamente -17% e il -11.7%. Si allontanano dai livelli di aprile 2019 anche i Ferrosi e Non Ferrosi, che perdono rispettivamente -6.9% e -10%. Per quanto riguarda quest’ultimo i tagli alla produzione attuati dal Cile, per il rame, e dal Perù, per lo zinco, che stanno garantendo una relativa stabilità alle rispettive quotazioni, non sono state sufficienti a evitare ulteriori cadute nel prezzo dell’indice. A pesare sull’indice è anche la caduta del prezzo dell’alluminio, che ad aprile ha registrato una variazione in euro pari al -18.6% portandosi sui livelli del 2016. Ciò è dovuto all' aumento la produzione mondiale di alluminio. Per quanto riguarda i Ferrosi pesa il lockdown.
Un altro settore che ha risentito particolarmente degli effetti della sospensione delle attività è quello della moda. L’indice delle Fibre Tessili registra una variazione negativa a due cifre, pari al -12.4%, sulla scia della caduta di lana e cotone.
Chimici Inorganici e Legno e Carta registrano una variazione negativa dell’ordine di quella di marzo rispettivamente pari a -7.2% e -6.8%. Da segnalare che, in contrasto con tutta la filiera cartaria, la carta per imballaggi da inizio anno sta registrando una serie di variazioni positive. L’unico indice a registrare una caduta meno intensa rispetto a quella di marzo è la Chimica per l’Industria.
Infine, insieme ai Preziosi, gli Alimentari sono gli unici a registrare una variazione tendenziale positiva, +2.7%. Su questo indice pesano le restrizioni commerciali attuate dai governi, come Vietnam e Russia, per garantire la sicurezza alimentare al paese.

Un ulteriore indicatore dell’andamento del ciclo economico globale è l’ indice della produzione mondiale, il grafico che segue riporta l’indice del settore manifatturiero con anno base 2017.

Grafico 3: Indice di produzione industriale
Andamento prezzo del petrolio

L’indice di produzione mondiale del settore manifatturiero segnala una caduta tendenziale a marzo del -6.5% ed aprile del -5.7%. Nei primi quattro mesi del 2020 la variazione tendenziale media è stata del -5%, questo valore confrontato con la variazione tendenziale media dei primi mesi del 2009 risulta nettamente inferiore. Nei primi quattro mesi della Grande Crisi la produzione industriale ha perso in media circa il -14% rispetto allo stesso periodo del 2008. Confrontando queste due statistiche emerge che attualmente ci troviamo in una situazione ben distante da quella del 2008, il differenziale tra i due valori è circa di 10 punti.
L’indice di produzione industriale ha come ultima data storica febbraio 2020. I valori di marzo ed aprile sono estratti dalle informazioni che si riescono a ricavare dal Manufacturing Purchase Managers’ Index. Questo indice infatti è buon indicatore per l’andamento del settore manifatturiero del mese a cui è riferito.
Nello specifico la stima dell’indice di produzione mondiale degli ultimi due mesi è costruita sulla base degli indici di produzione di Stati Uniti, Europa e Cina. Si è ricorso a questi tre paesi poiché coprono più della metà della produzione mondiale. La stima è ottenuta con il modello econometrico ECM, il regressore utilizzato per stimare l’indice per ciascun paese è il relativo PMI. Ad eccezione della Cina il cui dato di marzo è storico e registra una variazione tendenziale pari -8.4%, i restanti valori di marzo ed aprile sono stimati sulla base del PMI.
A marzo gli effetti della pandemia si sono manifestati in maniera relativamente contenuta sul PMI di Europa e Stati Uniti d’America, è ad aprile infatti che i rispettivi indici hanno registrato una forte contrazione attestandosi sui livelli prossimi ai quelli del minimo storico del 2008. Ad aprile il PMI di Europa e Stati Uniti si è attestato ben al di sotto dei valori della soglia critica, rispettivamente a 34 e 37. Solo il PMI cinese indica una fase di espansione attestandosi stabilmente da due mesi su un valore pari a 50.
Data la stabilità registrata ad aprile dal PMI cinese gli effetti profondamente negativi del PMI europeo e statunitense sulla produzione industriale sono stati parzialmente controbilanciati. Questa dinamica ha fatto si che ad aprile l’indice di produzione industriale registrasse una caduta tendenziale meno intensa rispetto a quella di marzo. Nella stima del dato aggregato1 la Cina pesa circa il 40% rispetto ad USA ed Europa che hanno pesi rispettivamente del 33% e del 27%.


(1) L’indice viene pesato sul parità di potere di acquisto.