Il rame inverte la rotta e torna a registrare variazioni positive
La ripresa della produzione cilena tuttavia potrebbe portare a nuovi ribassi
Pubblicato da Claudia Ranocchia. .
LME Non Ferrosi Congiuntura
“Se Doctor Copper non si sbaglia, l’economia sta un po’ meglio dopo il coronavirus” riporta il Sole24Ore in un recente articolo. A maggio il rame, termometro dell’economia globale, è tornato a crescere e in queste prime settimane di giugno la ripresa sembra essere confermata.
Il grafico che segue riporta la quotazione del rame al London Metal Exchange (LME), i valori sono riportati in dollari per tonnellata.
Quotazione mensile del rame al LME |
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Per la prima volta dall’inizio della pandemia, a maggio la quotazione giornaliera del rame registra una serie di variazioni positive che portano la media mensile a chiudere in rialzo rispetto al mese precedente. La quotazione mensile segnala una variazione congiunturale del +3.6% e si attesta sui 5231 dollari alla tonnellata. Il livello di maggio però resta ancora inferiore ai livelli di maggio 2019, la variazione tendenziale è pari a -13.2%.
A giugno la crescita prosegue. Da inizio mese ha registrato un aumento pari al +5.2% attentandosi in media sui 5500 dollari alla tonnellata.
Questo slancio riporta la quotazione del rame sui livelli di marzo.
A sostenere la spinta del prezzo ci sono:
- i dati incoraggianti dell’economia americana, la disoccupazione a maggio ha rallentato rispetto al mese di aprile;
- la lenta ripresa dell’attività economica in Cina, che consuma circa metà dell’offerta mondiale di rame. Grazie alla ripresa della domanda e alle manovre espansive della banca centrale, l’economia asiatica è in lento recupero e i dati della produzione industriale mostrano segnali di miglioramento;
- la riduzione dell’offerta peruviana. L’America Latina è diventato il nuovo epicentro pandemico e il Perù è il secondo paese più colpito. Il paese è costretto ad un severissimo lockdown e questo ha impattato sull’estrazione e produzione di rame. Ad aprile l’offerta è diminuita del 33% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il Perù è il secondo fornitore della Cina per il minerale e data la riduzione dell'offerta e la ripresa dell’attività industriale, alla Cina viene a mancare uno dei principali partner commerciali per cui è possibile che questa incrementi le sue importazioni da altri paesi come Messico e Cile.
Il Cile infatti continua a produrre a ritmi serrati, nonostante sia il terzo paese nel continente per numero di contagi e stia affrontando il lockdown. Ad aprile la produzione cilena è aumentata del +3.8% rispetto al 2019. La Codelco, il più grande produttore di rame, ha visto aumentare il suo output del +2.8% rispetto ad aprile 2019 e BHP Minera Escondida, il più grande per il minerale, ha incrementato l'estrazione del +9%.
La diretta conseguenza di queste scelte, data la debolezza della domanda mondiale, potrebbe essere un eccesso di offerta nei prossimi mesi.
Nel breve periodo, come riporta il Financial Times, fin quando non ci sarà una ripresa generale della domanda, quindi un riequilibrio dei fondamentali, è difficile prevedere che il rame torni sui livelli medi del 2019, pari a 6000 dollari alla tonnellata. Gli analisti infatti si attendono che il prezzo del rame si attesterà intorno ai 5000 dollari alla tonnellata per i prossimi mesi.