Gli shock produttivi in America Latina sostengono i prezzi di alcune commodity
Diverse attività stanno subendo blocchi o rallentamenti in seguito al diffondersi del contagio
Pubblicato da Matteo Cavallo. .
Energetici Alimentari Non Ferrosi Determinanti dei prezziIn seguito allo shock legato alla crisi Covid, i prezzi di alcune commodity hanno ripreso a crescere già a maggio: di questo gruppo fanno parte vari metalli non ferrosi, ferrosi, energetici e prodotti alimentari. Il grafico di seguito mostra l’andamento mensile di alcuni tra i principali prezzi finanziari internazionali.
Quotazione Rame, Petrolio, Minerali di ferro e Bovini spot |
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Ad esempio la quotazione spot in dollari del rame - tra le principali materie prime e indicatore generale delle fasi del ciclo economico internazionale - è in ripresa a maggio, con una variazione congiunturale del 3,6%. Anche il prezzo finanziario del minerale di ferro e dei bovini segnala una ripresa superiore al +5%.
I paesi del Sud America si collocano tra i principali produttori ed esportatori mondiali delle materie prime citate. Com’è noto, però, all’inizio del mese corrente la World Health Organization (WHO) ha dichiarato l’America Latina nuovo epicentro mondiale del Covid-19.
Contagiati Covid-19 in Brasile, Messico, Cile, Colombia e Perù |
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Come si può notare dal grafico, tutte le curve presentano una dinamica di crescita esponenziale, con differenti gradi di inclinazione. Precisiamo che per rendere confrontabili le serie ed attenuare l’”effetto scala” dovuto alla differenza di popolazione, le curve considerate rappresentano i contagiati ogni 1000 abitanti. Guardando invece ai valori assoluti di contagiati per stato, il Brasile, il più densamente popolato tra i paesi dell’America Latina, guida la classifica della regione, con quasi 1,15 milioni di contagi. Come afferma Julio Croda, ex funzionario del ministero della salute del Brasile e specialista di malattie infettive, “La curva si sta acuendo, [...] i dati attuali non mostrano segni di stabilizzazione”. Cile e Perù contano invece circa 250 mila casi confermati; seguono il Messico e la Colombia con rispettivamente 190 e 74 mila contagiati.
Se la ripresa delle quotazioni di alcune tra le principali commodity farebbe ben sperare per una ripresa della domanda mondiale, la situazione generale dell'America Latina fa protendere maggiormente verso un'ipotesi di crescita dei prezzi dovuta alle difficoltà nella produzione generata dal diffondersi del coronavirus. La crescita dei contagi ha infatti aggravato la situazione produttiva in molti impianti, già compromessa da problemi di mancanza di manutenzione e rinnovamento (si vedano i casi del crollo della diga a Brumadinho, degli impianti obsoleti nella miniera Chuquicamata, ecc.). Ciò si inserisce in un contesto sociale ed economico pervaso dall’instabilità: si pensi alla situazione critica di Venezuela, Ecuador ed Argentiana, vicine al default, alla recessione in atto in Messico o all’alto tasso di disoccupazione brasiliano, che super il 10%.
Di seguito una panoramica in merito agli ultimi eventi in America Latina che influenzano l'outlook dei prezzi delle commodity.
Colombia. Come riportato nell’articolo di Reuters “Low commodity prices to weigh on investment in LatAm, ex-Colombian finance minister Cardenas says”, per Mauricio Cardenas, ex ministro delle finanze colombiane, il diffondersi della pandemia in Sud America potrebbe determinare la fine degli investimenti stranieri in questi paesi. Ha aggiunto inoltre che la domanda cinese di materie prime, traino per l’export dei paesi sudamericani, si orientierà nei prossimi anni verso le energie rinnovabili: ciò potrebbe gravare sulle economie dei paesi dell’America Latina, dipendenti dalla produzione di greggio.
Cile. L’aumento dei contagi nella miniera di Escondida in Cile (“BHP announces stricter health protocols in Chile as cases among workers top 200”) hanno spinto BHP Group ad adottare misure più severe, dopo che i contagi hanno raggiunto quota 150. Anche la statale Codelco, il più grande produttore al mondo di rame, ha annunciato la settimana scorsa un programma di aumento delle misure di sicurezza prevedendo periodi lavorativi di 14 giorni e un periodo di riposo di pari lunghezza, oltre alla sospensione di alcuni progetti. Per i sindacati le misure non risultano ancora adeguate. Prokurica, ministro delle risorse minerarie cilene, ha sottolineato la necessità di un bilanciamento tra la lotta alla diffusione del virus e il funzionamento di una delle principali attività economiche del paese, ritenuta dallo stesso indispensabile.
Brasile. Anche il Brasile sta attraversando una fase di notevole difficoltà politica ed economica, oltre che sociale. Sempre più forti e numerose sono in queste settimane le contestazioni al governo di Bolsonaro, che si trova schiacciato tra dissidenti e manifestanti, in aggiunta alla gestione della crisi sanitaria. In alcune aree urbane ad altissima densità, come spesso accade sul territorio brasiliano, le misure di sicurezza del distanziamento sociale e dell’isolamento preventivo sono di difficile applicazione. Le motivazioni, affrontate anche nell’articolo di Bloomberg “It’s Covid Code Red in Latin America With No Signs of Peaking”, sono molteplici, tra queste la precarietà lavorativa soprattutto e le condizioni abitative. Da un lato l’insufficienza degli ammortizzatori sociali e la mancanza di un’offerta di lavoro strutturata, che ha portato molti brasiliani a ricercare quotidinamente un lavoro per soddisfare i bisogni primari; dall’altro lato la presenza di baraccopoli sovraffollate, che si ergono nelle periferie delle metropoli, rende impossibile l’isolamento, diventato privilegio delle classi più abbienti.
Sul fronte del commercio internazionale, se da un lato sono riprese le esportazioni di soia verso la Cina, dall’altro la compagnia brasiliana Agra Agroindustrial De Alimentos S.A ha bloccato volontariamente l’export di bovini diretti in Cina a causa della positività al Covid di alcuni lavoratori (“Brazil beef exporter, British pork plant halt China shipments over virus”).