Crollo dei livelli industriali mondiali
La diminuzione dei livelli di attività è molto più profonda rispetto alla crisi del 2008-2009, ma potrebbe risultare più breve.
Pubblicato da Pasquale Marzano. .
Indicatori Congiunturali Previsioni CongiunturaLa dinamica della produzione industriale è una tra le misure più efficaci per valutare lo stato di salute di un’economia. Risulta quindi importante, soprattutto in momenti di incertezza globale, avere una misura aggiornata della produzione industriale per analizzare la fase del ciclo economico.
I dati ufficiali sulla produzione manifatturiera sono disponibili generalmente con ritardo di alcuni mesi. È possibile, tuttavia, attraverso tecniche di nowcasting, utilizzare altri indicatori disponibili con una maggior tempestività per stimare la recente evoluzione della produzione industriale.
La metodologia di nowcasting applicata da StudiaBo
Per aggiornare gli indici di produzione industriale dei singoli Paesi è possibile percorrere due strade alternative. La prima è utilizzare al meglio le informazioni derivanti dal Purchasing Managers’ Index (PMI). Questo indice aggrega il giudizio di un vasto campione di approvvigionatori sulla propria attività produttiva rispetto al mese precedente. Esso può assumere valori nell’intervallo 0-100. Il valore 50 indica che, rispetto al mese precedente, non c’è stato nessun cambiamento nell’attività dell’azienda rispondente. Un valore superiore/inferiore a 50 indica rispettivamente una crescita/diminuzione dei livelli di attività rispetto al mese precedente.
Nel grafico che segue sono riportati i valori del PMI per Europa, Stati Uniti e Cina (differenza da 50) da gennaio a giugno 2020.
Grafico 1: PMI di Europa Cina e Stati Uniti |
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Dal grafico risulta evidente come la crisi sanitaria abbia avuto un effetto sui giudizi espressi dagli approvvigionatori a febbraio in Cina, segnalando una forte riduzione dei livelli di attività. Marzo riflette l’inizio della crisi sanitaria in Europa, che si accentua poi ad aprile e si associa a quella, altrettanto forte, negli Stati Uniti. A maggio il PMI europeo e statunitense segnalano ulteriori riduzioni dei livelli di attività in queste due aree, mentre la Cina mostra segnali di recupero. I dati di giugno, infine, danno un’indicazione di termine della fase discendente negli Stati Uniti e in Cina e, parzialmente, anche in Europa.
Come ogni misura sintetica, il PMI presenta sia pregi che difetti: il vantaggio principale è che i dati sull’indice sono aggiornati in anticipo rispetto ai più importanti indicatori economici; il limite maggiore che viene contestato riguarda il fatto che il giudizio espresso dagli intervistati possa essere influenzato da dinamiche strutturali, più che di breve periodo.
Per valorizzare al meglio le informazioni provenienti dal PMI, StudiaBo ha stimato modelli a specificazione dinamica, che consentono di trasferire i segnali provenienti dal PMI nell’aggiornamento della dinamica dell’indice di produzione. La qualità delle stime è molto buona per gli Stati Uniti e per l’Europa, mentre è più limitata per il modello relativo alla Cina, suggerendo prudenza nell’utilizzo dei risultati di stima. Utilizzando i dati storici fino ad aprile per l’Europa, e a maggio per Stati Uniti e Cina, e le previsioni fino a giugno, è possibile ottenere una prima analisi dell’evoluzione di questo eccezionale ciclo negativo dell’industria mondiale (si veda il paragrafo che segue, ad essa dedicata).
Una seconda strada per aggiornare la dinamica della produzione industriale consiste nel considerare i consumi elettrici nelle fasce orarie lavorative dei giorni feriali. Di seguito, viene presentato il grafico relativo alle variazioni tendenziali dei consumi elettrici mensili, per Europa e Stati Uniti.
Grafico 2: Consumi elettrici di Europa e Stati Uniti |
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Il confronto tra i segnali provenienti da questa misura con quelli provenienti dal PMI fornisce un quadro coerente della dinamica dei livelli di attività nelle due aree economiche, con una caduta ad aprile dei livelli di attività più intensa in Europa rispetto agli Stati Uniti, un crollo drammatico in entrambe le aree a maggio e un recupero più veloce a giugno1 negli Stati Uniti.
Tuttavia, anche i dati sui consumi elettrici presentano dei limiti. In particolare, essi riflettono non solo i consumi dell’industria, ma anche quelli delle famiglie e del terziario, e risentono significativamente dei cambiamenti delle temperature.
In questa fase abbiamo utilizzato i dati sui consumi elettrici solo come segnali di conferma dei risultati ottenuti dai modelli stimati sugli indici di produzione industriale tramite il PMI.
Il crollo dei livelli di attività inizia in Cina e si propaga poi in Europa e Stati Uniti
Il grafico di seguito mostra le variazioni tendenziali dell’indice di produzione industriale da gennaio 2019 a giugno 2020 per Cina, Europa e Stati Uniti.
Grafico 3: Tasso di variazione tendenziale dell'indice
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Il crollo dei livelli di attività inizia in Cina nei primi due mesi dell’anno con diminuzioni superiori al -10% e prosegue con la stessa intensità a marzo (-12.6%). Nello stesso mese, inizia il crollo dell’attività industriale anche in Europa, che si accentua nel mese di aprile, superando il -30%. A questa si associa un crollo della produzione industriale americana del -19.5%, qualificando il mese di aprile come il più negativo dall’inizio della crisi sanitaria. Maggio e giugno registrano un leggero recupero rispetto alla profondità della crisi accusata ad aprile, ma con diminuzioni ancora notevoli dei livelli di attività rispetto ai corrispondenti mesi del 2019.
In termini di produzione mondiale, dopo il crollo di aprile pari al -17.9%, la diminuzione di maggio e giugno risulta rispettivamente pari al -15.1% e -11%.
Crisi 2008-2009 e 2020 a confronto
Il mese di luglio sarà cruciale per verificare se gli attuali segnali di recupero dei livelli di produzione pre-Covid si consolideranno. In questo modo si potrà avere una misura dell'intensità del crollo e della possibile tempistica di recupero.
Le attuali informazioni che fanno sperare in un debole miglioramento rispetto alla primavera sono: la variazione tendenziale della manifattura cinese, meno negativa rispetto ai mesi precedenti, e i consumi elettrici statunitensi, stabili rispetto a giugno 2019.
Un utile benchmark per confrontare l’intensità di questa crisi potrebbe essere la crisi finanziaria del 2008-2009. Il grafico che segue mette a confronto il tasso di variazione tendenziale a partire dal primo mese in cui si sono manifestati gli effetti della crisi sull’economia, rispettivamente ottobre 2008 e gennaio 2020.
Grafico 4: Confronto dei tassi di variazione tendenziale
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Analizzando il grafico emerge che, a parità dei primi sei mesi, la caduta tendenziale registrata dalla crisi sanitaria è stata molto più intensa rispetto a quella della Grande Crisi: il tasso di variazione tendenziale medio si è attestato rispettivamente intorno al -11% e -9%.
Nei mesi più intensi, la variazione tendenziale della recente crisi ha sfiorato valori prossimi al -18%, mentre nel 2009 il minimo si è attestato intorno al -12%. A parità di mesi, però, gli attuali tassi di variazione mostrano un recupero più veloce nel tempo rispetto alla Grande Crisi.
(1)I dati di giugno si riferiscono ai primi 23 giorni del mese