Mercati delle commodity alla ricerca di un equilibrio
Gli indici di produzione e commercio mondiale evidenziano la forma a V dell’attuale crisi economica, suggerendo una possibile stabilizzazione dei prezzi delle commodity.
Pubblicato da Pasquale Marzano. .
Indicatori Congiunturali Previsioni Determinanti dei prezziI prezzi delle commodity stanno generalmente attraversando una fase caratterizzata, da un lato, da un relativo equilibrio tra domanda e offerta e, dall’altro, da una profonda incertezza sulla probabile evoluzione delle determinanti sul mercato nel prossimo futuro. Un modo per ridurre l’incertezza su queste determinanti è quello di produrre, attraverso tecniche di nowcasting, un aggiornamento ad oggi delle misure che maggiormente possono fornire una indicazione in merito alle condizioni effettive sui mercati delle commodity. Due misure possono essere particolarmente utili a questo scopo: l’indice di produzione industriale mondiale, che approssima l'utilizzo di materie prime, e quindi la loro domanda, e l’indice del commercio mondiale, che fornisce indicazioni sia dal lato della domanda che dell’offerta sul mercato dei beni.
Il ciclo economico ricavato dall’indice di produzione mondiale
Nel grafico che segue abbiamo riportato la dinamica dell’indice di produzione mondiale PricePedia nel corso della crisi del 2008-2009 (Grande Recessione) e nel corso della crisi attuale (Great Lockdown). I dati della produzione industriale di UE, Stati Uniti e Cina sono stati aggiornati a luglio sulla base degli indici PMI (Purchasing Managers Index) e dei consumi di elettricità e, quindi, aggregati per avere una misura dell’indice di produzione a livello mondiale1.
Per rendere comparabile la dinamica dell’indice di produzione nel corso di queste due fasi di forte declino dell’economia mondiale, l’indice è stato posto uguale a 100 nel mese di inizio della crisi, rispettivamente ottobre 2008 e febbraio 2020.
Indice di produzione industriale PricePedia: confronto tra Grande Recessione e Great Lockdown |
---|
Dal confronto, emerge chiaramente come l’intensità dell’attuale crisi sia stata, in termini di produzione, molto più intensa (nei primi 3 mesi di quasi il 15%), a fronte di un crollo iniziale della crisi del 2008 “limitato” al 10%. Nel grafico è, inoltre, evidente la maggior velocità con cui nel periodo attuale la produzione industriale mondiale abbia recuperato, limitando la caduta dopo 6 mesi al 7%.
Il ciclo economico ricavato dall’indice degli scambi di commercio mondiale
La scorsa settimana il CPB Netherlands Bureau for Economic Policy Analysis (CPB) ha aggiornato i dati di commercio estero fino a maggio 2020.
Dai dati di CPB emerge che il mese di maggio è stato il peggiore per gli scambi commerciali globali: la caduta è stata del 17.7% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
L’area euro ha vissuto mesi particolarmente negativi dal punto di vista dei flussi commerciali. Il lockdown imposto dai governi europei a causa del coronavirus ha fatto sì che gli scambi si riducessero dell’11% a marzo e del 27% ad aprile rispetto agli stessi mesi del 2019.
Anche per gli Stati Uniti i flussi commerciali si sono ridotti bruscamente: ad aprile è stato registrato un crollo del 19% e a maggio del 23.8%. Per la Cina il mese peggiore è stato febbraio (-4.5% su base tendenziale), ma in proporzione meno negativo rispetto ai tassi registrati dalle altre due aree nel loro momento peggiore.
Nei giorni scorsi è stato aggiornato a maggio anche l’indice di commercio mondiale del Sistema Informativo ExportPlanning (EP). Utilizzando l’indice di produzione aggiornato, abbiamo quindi prodotto una stima aggiornata al mese di luglio dell’indice di commercio mondiale di fonte CPB e EP. L’indice di fonte CPB inizia dal gennaio 2000, consentendo di includere nella stima anche la crisi del 2008-2009. L’indice di fonte EP inizia dal gennaio 2011, e consentendo quindi di avere un periodo di stima più limitato. Le differenze metodologiche utilizzate nella costruzione di questi indicatori (si veda l’articolo Domanda Mondiale: a maggio prosegue la flessione registrata ad aprile) suggeriscono, tuttavia, l’uso di entrambe le misure per verificare se metodologie diverse portano comunque a risultati simili, fornendo una unica interpretazione alle dinamiche in atto.
Il risultato finale dell’analisi indica che i flussi commerciali rimangono ancora sotto i livelli di inizio anno. Tuttavia, la dinamica risulta in miglioramento.
Grande Recessione vs. Great Lockdown
Nel grafico che segue, i risultati ottenuti vengono messi a confronto con i dati relativi ai flussi commerciali registrati durante la crisi del 2008-2009. Come per il grafico della produzione industriale, gli indici dei flussi commerciali sono stati posti uguale a 100 nel mese iniziale della crisi, rispettivamente 2008-10 e 2020-02.
Commercio Mondiale EP e CPB: confronto tra Grande Recessione e Great Lockdown |
---|
Dal grafico, con riferimento alla Grande Recessione, si osserva come al calo subito dagli scambi commerciali a pochi mesi dal fallimento della Lehman Brothers, sia seguita una lenta ripresa. Per ritornare ai livelli di ottobre 2008, è stato necessario attendere più di un anno e mezzo.
Per quanto riguarda la crisi sanitaria in atto, gli indicatori, sia quello che utilizza i dati di CPB sia quello fonte EP, descrivono la stessa dinamica per il commercio mondiale: dopo il crollo iniziale segue una ripresa a V.
L’intensità della caduta dei flussi di commercio mondiale è molto simile nelle due fasi critiche. Viceversa, l’intensità della caduta dei livelli di produzione in questo ciclo è risultata molto maggiore rispetto a quella della Grande Recessione, a conferma che le determinanti in gioco sono molto diverse tra le due crisi economiche.
Tutti gli indicatori considerati segnalano una forma dell’attuale crisi molto più a V che non quella del 2008-2009. In questo contesto, l’attuale equilibrio tra domanda e offerta per molte commodity appare sostenibile, suggerendo una possibile stabilizzazione dei prezzi nel prossimo futuro.
(1) Per una descrizione puntuale della metodologia si veda l’articolo Crollo dei livelli industriali mondiali.