Il prezzo del petrolio si rifugia nuovamente sopra i quaranta dollari al barile

La scorsa settimana è stata segnata da una elevata volatilità per il prezzo del petrolio, che ha registrato un calo nei primi giorni per poi chiudere in rialzo, con un prezzo prossimo ai livelli di due settimane fa. Il Brent si è fermato sui 42.9 dollari al barile (+0.1$), il WTI a 40.9 (+0.28$) e l’Oman/Dubai a 42.3 (+0.02$).
Al netto di ulteriori shock sulla domanda e sull’offerta, il prezzo del petrolio continua quindi ad oscillare intorno ai 40 dollari al barile, guadagnando anche qualche punto sopra la soglia critica.

Andamento prezzo del petrolio

Ad inizio settimana il petrolio ha perso più di un dollaro rispetto alla chiusura precedente. I fattori che avevano sostenuto parzialmente le quotazioni si sono infatti esauriti: le proteste dei lavoratori offshore in Norvegia sono terminate e contemporaneamente si è verificata una ripresa delle attività del Golfo del Messico.
Inoltre la ripresa della produzione libica, come raccontato nel precedente articolo, potrebbe impattare in maniera significativa sull’offerta mondiale e in particolar mondo su quella dell’OPEC+. Nonostante la Libia sia esclusa dalle politiche restrittive, data la guerra in corso, la ripartenza della produzione potrebbe compromettere gli sforzi dell’OPEC+, che a settembre ha compiuto ulteriori passi per compensare l’eccesso di produzione. Reuters stima che la produzione libica potrebbe crescere fino a 335,000 barili al giorno, a fronte di circa 100,000 barili al giorno prodotti mediamente nel 2020.

Dal lato della domanda permane una situazione di sostanziale debolezza, con l’arrivo anche di nuove restrizioni volte a contenere il contagio da Covid19. “Buone notizie” arrivano dagli USA: mercoledì l’Energy Information Administration ha annunciato una nuova riduzione delle scorte, notizia che ha portato ad un rialzo del prezzo nel corso della giornata.