Quotazioni del petrolio sui massimi da febbraio 2020: è sostenibile?

I prezzi del petrolio registrano una forte impennata, tra tensioni politiche internazionali e riduzione della produzione

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L’articolo della scorsa settimana si è concluso con l’interrogativo in merito alla sostenibilità del balzo registrato dal prezzo del petrolio a seguito dell’annuncio dell’Arabia Saudita di adottare un’ulteriore politica restrittiva: ridurre la produzione di greggio per un ammontare pari a 1 milione di barili al giorno. Nei giorni successivi i livelli si sono mantenuti relativamente alti e le quotazioni hanno continuato a crescere, chiudendo lo scorso venerdì in netto rialzo rispetto a due settimane fa: il Brent si è fermato a 56 dollari al barile (+4.2$), il WTI a 52.2 (+3.7$) e l’Oman/Dubai a 54.7 (+3.3$).

Grafico 1: Andamento prezzo del petrolio
Andamento prezzo del petrolio

Negli ultimi sette giorni il prezzo del greggio ha quindi continuato la sua ripresa, tornando sui livelli di quasi un anno fa: il Brent non toccava i 56 dollari al barile dal 24 febbraio 2020. A sostegno della dinamica rialzista c’è stato il ritorno di tensioni geopolitiche aventi come protagonista l’Iran e la decisione dell’Arabia Saudita di decurtare la produzione di greggio.

Nello scenario internazionale nell’ultima settimana si sono accese tensioni tra l’Iran e la Sud Corea per il sequestro da parte dell’Iran di una nave battente bandiera sudcoreana, atta al trasporto di petrolio e materiale chimico. Il paese islamico ha giustificato l’atto affermando che il vero sequestratore è la Corea del Sud, dato che detiene 7 miliardi di dollari appartenenti all’Iran nelle proprie banche. La nave è stata quindi sequestrata al fine di aumentare il proprio potere negoziale e sbloccare il denaro trattenuto.
Parallelamente l’Arabia Saudita ha annunciato l’intenzione di tagliare la produzione di greggio, data la preoccupazione per una possibile ulteriore riduzione della domanda di carburante con il rinnovo delle misure restrittive alla mobilità in numerosi paesi del mondo, al fine di contenere il contagio da Covid-19. Questa decisione mira a rappresentare uno strumento di persuasione ed invito per gli altri paesi dell’OPEC+ ad emulare questa politica: l’Arabia Saudita costituisce infatti uno tra i paesi più influenti all’interno del cartello.

La scorsa settimana le quotazioni del greggio si sono quindi attestate su livelli relativamente alti; è possibile, però, che nelle prossime settimane si assista ad una correzione al ribasso, a causa delle nuove restrizioni adottate in Occidente ed in Cina1, ed un conseguente consumo limitato di carburante.
Le severe restrizioni sui viaggi e sulla mobilità in tutto il mondo pesano sulle vendite di carburante, indebolendo dunque la prospettiva di una ripresa della domanda nella prima metà del 2021. Già questa mattina il mercato del petrolio ha aperto in negativo, accennando ad una correzione al ribasso: rispetto alla chiusura di venerdì, il Brent ha perso più di un dollaro.

(1) In Cina nella regione Hubei si è tornati ad un regime di lockdown in seguito al lieve aumento di casi da Covid-19.