Persistono le tensioni sul prezzo del petrolio

L’incontro OpecPlus di giovedì mette in luce la forza della politica statunitense

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Alla chiusura di venerdì 3 dicembre, il petrolio ha continuato a perdere valore, seppur in misura minore rispetto alla scorsa settimana. Il Brent ha raggiunto il livello di 69.9 dollari al barile, registrando una variazione di -1.7$ rispetto al venerdì precedente, il WTI di 66.3 dollari al barile con una variazione di -1.9$ mentre l’Oman/Dubai di 67.3 dollari al barile, con una variazione pari a -3 $.

Grafico 1: Andamento prezzo del petrolio
Andamento prezzo del petrolio

Giovedì si è tenuto il consueto incontro mensile dell’OpecPlus.
Il gruppo petrolifero, assieme ai paesi alleati, ha confermato i piani di produzione previsti per gennaio 2022, nonostante i timori di un nuovo crollo del prezzo del greggio.
La scoperta della variante Omicron ha infatti modificato gli equilibri su cui si stavano reggendo i paesi produttori: temendo un altro eccesso di offerta dovuto alle restrizioni del Covid-19, l’OpecPlus ha preso in considerazione l’idea di ridurre la produzione o comunque sospendere l’aumento previsto.
Ma qualsiasi mossa del genere avrebbe messo in collisione il gruppo petrolifero con gli Stati Uniti, portando quindi a forti tensioni tra le parti. Il gruppo ha così deciso di confermare il piano produttivo di 400 mila barili di petrolio al giorno.

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Se i prezzi globali delle componenti energetiche dovessero calare sostanzialmente nel corso delle prossime settimane, il governo statunitense, assieme agli altri paesi alleati, potrebbe rivedere i propri piani di rilascio delle scorte, così come affermato dal vice ministro dell'energia americano.
La preoccupazione maggiore, che investe tutti i produttori, è l’effetto che la pandemia potrà avere sulla domanda di greggio. Infatti in alcuni paesi europei la nuova variante ha già costretto gli stati a introdurre nuove restrizioni su alcuni viaggi internazionali.