Effetto scorte sui prezzi dei beni di base
Tra la fine del 2021 e l'inizio del 2022, l'economia europea ha accumulato scorte come mai prima
Pubblicato da Luigi Bidoia. .
Last Price Indicatori Congiunturali CongiunturaNella fase di recupero dei livelli di attività della produzione industriale mondiale dopo la prima ondata Covid19, l'aumento delle scorte nei magazzini a monte e a valle è stato uno dei fattori che ha contribuito ad aumentare significativamente la domanda di materie prime e beni di base.
Le politiche di acquisto delle imprese
Nel corso del 2021, infatti, tutti i fattori che influenzano le politiche di acquisto delle imprese sono risultati di sostegno all'incremento delle scorte:
- Attese di domanda: la velocità con cui si è manifestata la ripresa della produzione industriale mondiale nella seconda parte del 2020, sostenuta dagli elevati interventi pubblici a sostegno della crescita, ha portato gli operatori economici ad estrapolare la crescita in atto anche al prossimo futuro. Fino a che inflazione, conflitto in Ucraina, politica zero-Covid e relativi lockdown in Cina, modifiche della politica economica in USA e UE non hanno capovolto le aspettative, le attese delle imprese erano per una fase prolungata della crescita economica mondiale;
- Prezzi attesi: nel corso del 2021 le attese sulle variazioni dei prezzi erano improntate ad una generalizzata crescita. In condizioni normali, questo porta le imprese ad anticipare gli aumenti, accumulando scorte a magazzino;
- Costo del denaro: nel 2021 il tasso medio sugli impieghi bancari alle imprese per operazioni di circolante è stato del 2.9% a fronte di un tasso medio del 3.1% nel 2019. Al minor costo del denaro si è aggiunta una maggior facilità per le imprese ad ottenere credito, grazie alle massicce iniezioni di liquidità in USA e UE e alle misure di sostegno governativo, soprattutto in termini di garanzie;
- Aumento dei tempi di consegna: le difficoltà della logistica a livello sia internazionale che locale si sono tradotte in un generalizzato aumento dei tempi di consegna. In questa situazione l'obiettivo primario delle imprese è stato quello di garantire la disponibilità degli input di produzione, aumentando i volumi di acquisti.
Gli effetti sui volumi di scorte delle imprese
Tutti questi fattori nel 2021 hanno, quindi, sostenuto le politiche di acquisto delle imprese, fino a portare alcuni analisti a parlare di situazione generalizzata di ipercomprato.
Una conferma degli effetti dei maggiori acquisti sulle scorte delle imprese manifatturiere è data dall'indagine interna Intesa-SanPaolo di novembre-dicembre 2021 sul comportamento delle imprese clienti (si veda Economia e finanza dei distretti industriali: Rapporto annuale – n.14).
Da questa indagine risulta che la quasi totalità delle imprese clienti di Intesa San Paolo, nel corso del 2021, ha aumentato il volume dei magazzini di materie prime e semilavorati. Una buona maggioranza di imprese ha, inoltre, aumentato i magazzini di prodotti finiti per poter soddisfare eventuali improvvise accelerazioni della domanda.
Una misura dell'intensità di accumulo di scorte da parte delle imprese europee può essere ricavata dalle contabilità nazionali dei paesi UE, rapportando le variazioni di scorte nei diversi trimestri con il PIL creato nel medesimo periodo. Il grafico riporta la serie storica trimestrale dell'indicatore appena descritto per l'insieme dei 27 Paesi UE, dal I trimestre 1996 al I trimestre 2022.
Come si vede chiaramente dal grafico, i sei mesi che terminano con il primo trimestre 2022 risultano essere un outlier della serie storica delle variazioni di scorte in percentuale del PIL. Nei sei mesi dal primo ottobre 2021 al 31 marzo 2022, infatti, le imprese europee hanno aumentato le loro scorte nei magazzini a monte e a valle per un valore pari al 2% del prodotto interno lordo creato nei 6 mesi corrispondenti, portando ad un accumulo mai prima registrato nella storia degli ultimi 25 anni. Il massimo accumulo, precedente a quello attuale, si era registrato nel primo semestre del 2011, quando l'indicatore aveva toccato l'1.4% del PIL generato nel semestre corrispondente.
È probabile che un ulteriore accumulo significativo si sia realizzato nel secondo trimestre di quest'anno, portando ad un cambiamento significativo delle politiche di acquisto delle imprese. Tale cambiamento troverà sostegno nel venir meno dei fattori che avevano, viceversa, sostenuto il riempimento delle scorte nel 2021 e nei primi mesi del 2022.
Le attese di domanda sono sempre meno ottimiste, come segnalano le varie survey sulle imprese; i prezzi delle materie prime sono in calo non solo sui mercati finanziari ma anche sui mercati reali; il costo del denaro sta aumentando e le politiche di credito delle banche stanno diventando più restrittive.
Unico fattore che ancora potrebbe sostenere livelli elevati di scorte sono i lunghi tempi di consegna.
Anche su questa area, tuttavia, la situazione sta velocemente cambiando, come è segnalato del prezzo del nolo navale di un FEU da Shanghai a Rotterdam. Siamo ancora molto lontani dai valori pre-pandemia, ma il nolo di questa tratta, rappresentativa del commercio mondiale, è sceso dal massimo di 14 mila dollari per FEU(40-foot equivalent unit) di fine gennaio 2022 agli attuali 9 mila dollari.
Nolo navale di un FEU sulla tratta Shanghai-Rotterdam
Primi effetti sui prezzi delle materie prime e beni di base
Recentemente PricePedia ha sviluppato la nuova misura Last Price (si veda PricePedia Last Price), ricavata dai prezzi doganali con lo scopo di misurare il prezzo dei contratti stipulati nel stesso mese in cui la merce transita alla frontiera. Il grafico che segue riporta per l'insieme delle materie prime e dei beni di base industriali (esclusa quindi l'energia e i beni alimentari) il confronto tra l'indice Last Price e il tradizionale indice Benchmark, calcolato semplicemente considerando i prezzi medi di tutti i beni transitati in un dato mese alla dogana.
Indice prezzi UE delle commodity industriali: confronto tra Last Price e il prezzo doganale base (Benchmark)
Come risulta chiaramente dal grafico, mentre la misura Benchmark risulta in aumento anche a luglio (per l'effetto di contratti stipulati nei mesi precedenti), la misura Last Price registra una diminuzione negli ultimi tre mesi. La diminuzione è molto contenuta, prossima al -1% mensile, ma il segnale che sui mercati reali europei si stia realizzando una inversione del ciclo dei prezzi delle commodity industriali è chiara e robusta.
Conclusioni
L'analisi sopra descritta porta a ritenere che nei prossimi mesi la domanda di commodity industriali sul mercato europeo potrebbe registrare una significativa diminuzione, non tanto per una diminuzione dei livelli di attività industriali, quanto per un significativo cambiamento delle politiche di acquisto delle imprese lungo le varie filiere produttive. In questa situazione, l'incertezza non è tanto sulla direzione che avranno i prezzi delle commodity industriali, quanto sull'intensità della diminuzione.