Materie prime: che autunno sarà?
Settimanale metalli non ferrosi LME - Commento del 5 settembre 2022
Pubblicato da Cosimo Natoli. .
LME Non Ferrosi Analisi settimanale LMEDinamica settimanale
Andamento dei singoli metalli non ferrosi
- Rame: Nella scorsa settimana i prezzi del rame si sono mossi al ribasso, scendendo sotto quota 7600 $/Ton, come anche gli stock LME. Lo spread tra spot e future è in backwardation.
- Nichel: Nella settimana scorsa i prezzi del nichel hanno chiuso in ribasso con la chiusura sotto quota 21000 $/Ton. La volatilità è un po' scesa ma rimane su livelli molto alti. Gli stock LME sono sui minimi pluriennali. Lo spread tra spot e future è in contango.
- Alluminio: I prezzi dell’alluminio primario hanno chiuso in ribasso e sono scesi sotto quota 2400 $/Ton. Lo spread tra spot e future è in contango.
- Alluminio secondario: Nella settimana scorsa i prezzi ufficiali dell’alluminio secondario sono rimasti pressoché stabili. Durante il giorno sulla piattaforma Select dell’LME, vi sono pochi scambi. La correlazione dei prezzi tra alluminio primario e secondario è scesa. Gli stock LME sono in leggero rialzo ma ancora su valori molto bassi. Lo spread tra spot e future è a zero e praticamente senza scambi..
- Zinco: La settimana scorsa i prezzi dello zinco sono scesi sopra quota 3200$/Ton. Gli stock LME sono in ribasso e sui minimi. Lo spread tra spot e future è in backwardation.
- Piombo: Nella settimana scorsa i prezzi del piombo sono scesi sotto quota 1900 $/Ton. Gli stock LME sono risultati in ribasso e vicini ai minimi pluriennali. Spread ancora in backwardation.
- Stagno: Nell’ultima settimana i prezzi dello stagno sono scesi, mentre gli stock LME sono in rialzo e sui massimi annuali. Lo spread tra spot e future è in backwardation.
Commento Macroeconomico
La ripresa lavorativa, dopo le ferie di agosto, trova tutti preoccupati e si guarda a quest’ultima parte dell’anno con molta preoccupazione. A guardare gli indici finanziari dei prezzi delle principali commodity si vede che da giugno è partito un trend ribassista con poche eccezioni, tra le quali spiccano quelle di petrolio e gas. Quest’ultimo soprattutto, continua a catturare la maggiore attenzione essendo la causa principale dei forti rincari dei costi energetici che, soprattutto in Europa, stanno mettendo a dura prova la stabilità del sistema manifatturiero di paesi come Germania, Francia, Italia e altri ancora. E allora ci si chiede: Che autuno sarà? Vedremo prezzi in salita o in discesa? E cosa succederà nel 2023?
Cerchiamo di capire quali possono essere i fattori rialzi e quali quelli ribassisti.
Partiamo dalla considerazione che non possiamo omettere la guerra in Ucraina che sta facendo rallentare l’economia mondiale, in generale, e quella europea in particolare. Da quando è scoppiata (24 febbraio 2022) il tasso d’incertezza ha cominciato a salire e nei mercati è partito sia il rialzo dei prezzi sia quello della volatilità.
Doveva essere una guerra lampo e invece si è trasformata in una guerra di logoramento degli esiti e dalla fine imprevedibili. Dall’inizio della guerra il tasso d’inflazione (già in salita) ha cominciato ad accelerare ovunque e ha raggiunto livelli che non si vedevano da decenni (8-9% in Usa ed Europa).
Per le banche centrali (colte di sorpresa) questo rialzo dell’inflazione è tutta colpa delle materie prime, molte delle quali direttamente interessate dal conflitto come il gas naturale, i metalli, i cereali e in parte anche il petrolio. Inevitabile la loro risposta: rialzo dei tassi d’interesse, anche se (come ha ammesso il Presidente della FED), questo farà rallentare la crescita economica e creerà problemi sul mercato del lavoro (la disoccupazione crescerà soprattutto in paesi come l’Italia).
Le cose non sono molto diverse in Germania e in Francia. L’Unione Europea si sta muovendo sia nel tentativo di mettere un tetto al prezzo del gas sia nel trovare meccanismi di compensazione per limitare gli effetti molto negativi dei rialzi dei costi energetici. L’incertezza sale e le possibilità di andare in recessione salgono. Di conseguenza la reazione dei mercati si fa negativa come ben dimostra l’aumento dei tassi dei BTP.
Il comparto dei metalli non ferrosi presenta una performance negativa da inizio anno.
Le prospettive sono negative poiché si teme un calo della domanda. Dalla premessa fatta, risulta chiaro che l’idea generale è che l’autunno non sarà una passeggiata.
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La reazione dei mercati
Variazioni dei principali indici rispetto alla scorsa settimana
CRB Index: in ribasso.
RICI Index: in ribasso.
GSCI Index: in ribasso.
BDI Index-Noli marittimi: in leggero rialzo.
Petrolio Brent: in ribasso.
Gas naturale TTF: in ribasso.
LMEX-Metalli non ferrosi: in ribasso e sotto quota 3700 punti.
Dollar Index: in rialzo.
Metalli preziosi: in ribasso.