Commodity: Indici in picchiata a causa dell’incertezza
Settimanale metalli non ferrosi LME - Commento del 26 settembre 2022
Pubblicato da Cosimo Natoli. .
LME Non Ferrosi Analisi settimanale LMEDinamica settimanale
Andamento dei singoli metalli non ferrosi
- Rame: Nella scorsa settimana i prezzi del rame si sono mossi al ribasso, scendendo sotto quota 7500 $/Ton. Lo spread tra spot e future è in backwardation.
- Nichel: Nella settimana scorsa i prezzi del nichel hanno chiuso in ribasso con la chiusura sotto quota 24.000 $/Ton. La volatilità è un po' salita e rimane su livelli molto alti. Gli stock LME sono sui minimi pluriennali. Lo spread tra spot e future è in contango.
- Alluminio: I prezzi dell’alluminio primario hanno chiuso in ribasso e sono rimasti sotto quota 2200 $/Ton. Lo spread tra spot e future è in contango.
- Alluminio secondario: Prezzi dell’alluminio secondario sono ancora stabili. Durante il giorno sulla piattaforma Select dell’LME, vi sono pochissimi scambi. La correlazione dei prezzi tra alluminio primario e secondario è scesa. Gli stock LME sono in leggero rialzo ma ancora su valori molto bassi. Lo spread tra spot e future è a zero e praticamente senza scambi.
- Zinco: La settimana scorsa i prezzi dello zinco sono scesi sotto quota 3100$/Ton. Gli stock LME sono in ribasso e sui minimi. Lo spread tra spot e future è in backwardation.
- Piombo: Nella settimana scorsa i prezzi del piombo sono scesi portandosi a quota 1800 $/Ton. Gli stock LME sono risultati in ribasso e vicini ai minimi pluriennali. Spread è ora in contango.
- Stagno: Nell’ultima settimana i prezzi dello stagno sono un po' saliti, andano oltre 21.000$/Ton. Gli stock LME sono in rialzo e sui massimi annuali. Lo spread tra 3M e cash è in backwardation.
Commento Macroeconomico
Nella settimana scorsa c’è stata una decisa discesa dei prezzi delle materie prime. Tutti i principali indici sono in ribasso e la performance da inizio anno è negativa. Solo il Dollar Index (il dollaro è ormai considerato un bene rifugio) è risulato in rialzo e sui massimi pluriennali. Al contrario, l’euro è sceso a quota 0,98 contro il dollaro, a conferma della non buona situazione dell’economia della UE, praticamente in recessione.
A proposito di recessione, la FED ha fatto un ulteriore aumento dei tassi d’interesse nel tentativo di frenare l’inflazione. Anche se questo porta la recessione. D’altrode sembra che, per gli economisti ortodossi,
“non ci sia un modo indolore per ridurre l’inflazione”.
Secondo un report di Oxford Economics diffuso nei giorni scorsi, l’economia mondiale sta rallentando rapidamente e le prospettive per i prossimi mesi sono negative.
Sullo sfondo di questa decrescita economica globale c’è sempre la guerra in Ucraina giunta ad un punto di non ritorno con i referendum farsa che lo zar Putin ha imposto nel Dombass. Se, come è scontato, il risultato del referendum sarà favorevole alla Russia, automaticamente quei territori, secondo Mosca, faranno parte della Federazione Russa con la conseguenza che per difenderli si potrà far ricorso anche agli armamenti nucleari. Intanto la DUMA ha deliberato la chiamata alle armi per tutti riservisti e i giovani.
La risposta a questa nuova provocazione russa è stata universalmente negativa a conferma di quanto, in questo momento, la Russia sia isolata. All’ONU, anche la Cina e l’India si sono dichiarati contrari e qualcuno comincia a chiedersi sé sia ancora tollerabile che la Russia mantenga il diritto di veto (come gli USA, la Cina, la Gran Bretagna e la Francia). Magari è opportuno che questa riflessione venga estesa a tutto campo:
ha ancora senso il diritto di veto per i 5 membri menzionati? La sua eliminazione non renderebbe più autorevole l’ONU? E gli altri 188 paesi aderenti non si sentirebbero più legittimati a votare?
All’interno della Russia sta crescendo il numero degli oppositori e i giovani stanno letteralmente scappando all’estero, con tutti i mezzi.
Le rivolte popolari sono tornate a farsi sentire anche in Iran, dopo la morte della giovane di 22 anni, Masha Amini, rea solamente di aver indossato abiti non consentiti dal regime iraniano. Nella stessa Cina cresce il malcontento per la politica della tolleranza zero per il covid, attuata da Pechino nel tentativo di fermare la diffusione dei contagi, per il rallentamento marcato della crescita economica oltre che per l’indebolimento dello yuan che rende più care le importazioni e fa salire l’inflazione.
Conclusioni
Nel mondo tira una brutta aria che fa alzare sensibilmente il livello dell’incertezza che non giova ai mercati.
Troppi i fattori negativi che portano ad una riduzione dei consumi.
A questo si aggiunga la diffusione dell’inflazione che sta contagiando sia i paesi sviluppati sia quelli poveri. Ovunque cresce la disoccupazione, che fa salire il malcontento sociale che porta alle rivolte popolari, come evidenzia la Banca Mondiale.
A nostro avviso, il ribasso dei prezzi delle commodity è la sintesi di tutto quanto sopra. Per cui la prima cosa da fare è arrivare il più presto possibile, ad un “cessate il fuoco in Ucraina” e al conseguente avvio dei negoziati. Farebbe bene a tutti e sicuramente aiuterebbe a ridurre il tasso d’incertezza nel mondo.
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La reazione dei mercati
Variazioni dei principali indici rispetto alla scorsa settimana
CRB Index: in ribasso.
RICI Index: in ribasso.
GSCI Index: in ribasso.
BDI Index-Noli marittimi: in rialzo.
Petrolio Brent: in ribasso.
Gas naturale TTF: in ribasso.
LMEX-Metalli non ferrosi: in ribasso.
Dollar Index: in rialzo.
Metalli preziosi: mediamente stabili.