Legge di bilancio 2023: le misure per il prezzo dell'energia elettrica

Un confronto tra i crediti d'imposta e il disaccoppiamento "iberico" del prezzo dell'energia elettrica

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Caro energia Energia Elettrica Strumenti e Metodologie

Dopo la relativa pausa nei prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica di ottobre e novembre, il governo Meloni si sta orientando a gestire il prossimo aumento dei prezzi sulle orme di quanto fatto dal governo Draghi: azzeramento degli oneri di sistema, crediti d'imposta e sostegno alle famiglie più deboli.
La pausa degli ultimi due mesi è stata "relativa", perchè il prezzo mensile è comunque risultato superiore a 200 euro/MWh. Tuttavia, già a dicembre, quanto pagato a ottobre e novembre sembrerà a molti un miraggio. Nei primi giorni di dicembre, il Prezzo Unitario Nazionale è ritornato sopra i 350 euro/MWh e potrebbe raggiungere i 400 entro la fine dell'anno. Gli esperti sostengono che le difficoltà non riguarderanno solo i prossimi mesi invernali ma si estenderanno a tutto il 2023.

Dopo l'ultima riunione straordinaria del Consiglio Energia del 24 novembre 2022, è abbastanza chiaro che difficilmente l'Unione Europea riuscirà a trovare un accordo riguardante misure efficaci sui prezzi del gas e dell'energia elettrica. Verranno probabilmente trovati accordi sul fronte della riduzione dei consumi, degli acquisti in comune, dei meccanismi di solidarietà tra paesi in termini di disponibilità di energia, ma difficilmente sarà possibile trovare qualche accordo sul fronte dei prezzi.

Prezzo del gas

Per quanto riguarda il prezzo del gas, non c'è alternativa rispetto ad una misura decisa e applicata a livello europeo. Comunque si analizzi il problema, intervenire sul prezzo del gas vuol dire intervenire sulle determinanti economiche e, soprattutto, geopolitiche che governano il mercato internazionale del gas e ne determinano il prezzo. Solo un organismo con il potere della UE può sperare di definire e attuare una qualche misura che condizioni il funzionamento e i risultati del mercato internazionale.

Prezzo dell'energia elettrica

La situazione è completamente diversa nel caso del prezzo dell'energia elettrica. In questo caso anche a livello di Paese possono essere introdotte misure efficaci, come la Spagna testimonia. Dal 15 giugno 2022 la Spagna ha, infatti, iniziato a erogare sussidi alla centrali elettriche a gas pari alla differenza tra il prezzo di mercato del gas e un livello di 40-60 euro/MWh. In questo modo risultano ridotti i costi delle imprese marginali sul mercato dell'energia elettrica, con l'effetto di ridurre a poco più di 110 euro/MWh il prezzo all'ingrosso dell'energia elettrica sul mercato spagnolo. Il successo della soluzione iberica è chiaramente illustrata dal grafico che segue, dove a fronte di un prezzo che in Spagna da giugno si colloca su un livello di poco superiore a 110, il Prezzo Unico Nazionale (PUN) italiano ha raggiunto in agosto 542 euro/MWh.

Prezzo all'ingrosso dell'energia elettrica in Italia e Spagna
IPrezzo all'ingrosso dell'energia elettrica in Italia e Spagna

A fronte di questo successo ci si poteva aspettare una convergenza della Commissione e Consiglio Europeo per allargare questa misura all'intera Unione. Esistono tuttavia degli impedimenti che hanno reso difficile e rendono improbabile questo allargamento (si veda l'articolo "Tope al gas" iberico: i motivi che ne hanno impedito l'allargamento all'UE). L'impossibilità di allargare la soluzione a tutta l'UE non impedisce, tuttavia, che essa sia introdotto da un Paese membro, salvaguardando due condizioni:

  1. rispetto delle norme dell'UE in materia di aiuti di Stato;
  2. garanzia di assenza di vincoli al commercio transfrontaliero tra Stati membri.

E' certamente possibile introdurre una soluzione che rispetti queste due condizioni, come il caso della Spagna testimonia. Può essere, quindi, utile un'analisi delle scelte attuate fino ad ora dall'Italia, per valutarne la loro efficacia.

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Le misure del governo italiano

Dal punto di vista del contenimento del prezzo delle tariffe elettriche, la strategia del governo, confermata dal decreto (Aiuti Quarter) n 176 del 18 novembre 2022 e dalle bozze delle legge di bilancio 2023, si base su 3 pilastri:
  1. azzeramento degli oneri di sistema per tutti gli utenti per il 4° trimestre 2022; azzeramento nel I trimestre 2023 per le utenze domestiche e le utenze non domestiche in bassa tensione con potenza disponibile fino a 16,5 kW;
  2. crediti d'imposta per:
    • le imprese energivore[1], pari al 40% del costo energia per il 4° trimestre 2022, aumentato al 45% per il primo trimestre 2023;
    • le imprese con potenza superiore a 4.5 Kw, pari al 30% del costo energia per il 4° trimestre 2022, aumentato al 35% per il primo trimestre 2023;
  3. interventi in favore delle famiglie più fragili e con redditi bassi: Bonus Famiglie, per le famiglia con ISEE inferiore o uguale a 12 mila euro, aumentato a 15 mila euro nel 2023.

A questi tre pilastri in continuità con il governo Draghi, nel disegno della legge di bilancio 2023 è stato aggiunto un nuovo pilastro:

  • limite massimo di 180€/MWh ai ricavi di mercato dei produttori inframarginali (da fonti rinnovabili, nucleare e centrali a olio combustibile).

Confronto con la soluzione iberica

Il punto che ci sembra utile sottolineare riguarda l'efficienza dell'azzeramento degli oneri di sistema e dei crediti d'imposta. L'ufficio studi di Camera e Senato hanno stimato il costo per lo Stato dell'azzeramento degli oneri in poco poco meno di un miliardo di euro. Il costo dei crediti d'imposta può essere stimato in poco meno di 6 miliardi [3], nell'ipotesi di consumi elettrici nel I trimestre 2023 pari 80 milioni di MWh (di cui almeno la metà soggetti a credito d'imposta) e un PUN medio di 400 euro/MWh. Il costo complessivo previsto nella legge di bilancio per il I trimestre 2023 è, quindi, pari a poco meno di 7 miliardi di euro. I benefici in termini di PUN per le diverse utenze sarebbero di:

  • 30 euro/MWh per le utenze domestiche e le utenze non domestiche in bassa tensione con potenza disponibile fino a 4.5 kW;
  • 170 euro/MWh per le utenze non domestiche con potenza disponibile da 4.5 kW a 16.5 KW;
  • 140 euro/MWh per le utenze non domestiche con potenza disponibile maggiore di 16.5 KW;
  • 180 euro/MWh per le imprese energivore.

Con solo la metà (3.5 miliardi di euro) dell'importo previsto nella legge di bilancio, un intervento di sussidi alla centrali a gas genererebbe una riduzione per tutte le utenze di 220 euro/Mwh in termini di prezzo all'ingrosso. Data la curva di offerta sul mercato italiano del giorno prima dell'energia elettrica, i sussidi alle centrali elettriche a gas hanno, infatti, un moltiplicatore prossimo a 5 in termini di benefici di riduzione del PUN. Ad esempio, data la curva dell'offerta delle ore 20 del 7 ottobre, sarebbero stati necessari 8.9 milioni di euro per ridurre a 200 euro/MWh il PUN con un intervento sul prezzo di acquisto di tutti gli utenti. Viceversa sarebbero stati sufficienti 1.7 milioni di euro per ottenere lo stesso risultato sussidiando le sole imprese marginali (centrali elettriche a gas).

Confronto tra i costi di misure diverse di riduzione del PUN
IConfronto tra i costi di misure diverse di riduzione del PUN

Conclusione

L'introduzione anche in Italia della soluzione iberica per disaccoppiare il prezzo dell'energia elettrica dal prezzo del gas è chiaramente un soluzione politica che deve confrontarsi con la decisione del Consiglio Europeo di non introdurla a livello UE. Ciò non toglie che essa presenta vantaggi rilevanti in termini di costi per lo Stato, rispetto alle soluzioni di azzeramento degli oneri di sistema e di crediti d'imposta.


[1] Le imprese energivore si caratterizzano per un indice di intensità elettrica (IIE) (dato dai costi elettrici in percentuale del valore aggiunto) superiore al 20%. Nel 2019 questi imprese sono risultate 3.695 e hanno prodotto un valore aggiunto di 38.1 miliardi di euro, pari al 14% del valore aggiunto dell'intera industria manifatturiera (fonte: Mise 2021: Relazione annuale sulla situazione energetica nazionale). Poichè l'IIE medio dell'industria manifatturiera italiana nel 2019 è stato del 5.7%, è possibile stimare che in quell'anno, i consumi elettrici delle imprese energivore hanno rappresentato poco meno del 40% del consumi elettrici dell'industria manifatturiera. Nel 2022, è probabile che questa percentuale sia diminuita, ma è ragionevole ipotizzare che non sia scesa sotto al 30%.
[2] fonte: Servizio Studi di Camera e Senato - Dossier Legge di Bilancio 2023.
[3] E' possibile stimare in 7 e 33 milioni di MWh il consumo nel primo trimestre delle imprese che avranno diritto ad un credito d'imposta rispettivamente del 45 e 35% del costo dell'energia. Ad un costo medio dell'energia elettrica di 400 euro/MWh, nel primo trimestre 2023 si genereranno crediti d'imposta per 5.9 mld euro.