La lotta all’inflazione continuerà nonostante i timori per una recessione ormai alle porte

Settimanale metalli non ferrosi LME - Commento del 19 dicembre 2022

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LME Non Ferrosi Analisi settimanale LME

Dinamica settimanale

Andamento non ferrosi

Andamento dei singoli metalli non ferrosi

  • Rame: Nella scorsa settimana i prezzi del rame hanno chiuso in ribasso, appena sopra gli 8.200 $/Ton. Spread tra spot e future è in contango.
  • Nichel: Nella settimana scorsa i prezzi del nichel hanno chiuso in ribasso toccando quasi la quota di 29.000 $/Ton. La volatilità continua a salire e rimane su livelli alti. Lo spread tra spot e future è in contango.
  • Alluminio: I prezzi dell’alluminio primario hanno chiuso in ribasso, scendendo sotto i 2.400 $/Ton. Il tasso di volatilità è alto. Lo spread tra spot e future è in contango.
  • Alluminio secondario: Ancora stabili i prezzi ufficiali dell’alluminio secondario a 1.855 $/Ton. Lo spread tra spot e future continua quindi a essere a zero.
  • Zinco: Anche il prezzo dello zinco è in calo. La settimana scorsa sono scesi a 3.100 $/Ton. Lo spread tra spot e future è in backwardation.
  • Piombo: Nella settimana scorsa i prezzi del piombo hanno chiuso a quota 2.150 $/Ton. Spread in contango.
  • Stagno: Scendono anche i prezzi dello stagno, che questa settimana ha quasi raggiunto i 24.000 $/Ton. Lo spread tra spot e future è in backwardation.

Commento Macroeconomico

Dopo la FED americana, anche l’europea BCE ha alzato i tassi d’interesse di 50 punti base. I tassi d’interesse americani sono ora al 4,5% e quelli europei al 2,5%. In entrambi i casi i due Governatori delle Banche Centrali hanno detto chiaro e tondo due cose, molto importanti sul piano macroeconomico:

  • La lotta all’inflazione è prioritaria e perciò continuerà anche nel 2023 con nuovi rialzi dei tassi.
  • Le banche centrali non possono fermarsi davanti ai pericoli di una recessione che ormai è ritenuta sempre più probale in America, in Europa e tanti altri paesi.

Insomma il contrasto all’inflazione è compito delle Banche Centrali, quello alla recessione tocca ai Governi. Per quanto riguarda la reazione negativa dei mercati, c’è chi opera al ribasso e chi opera al rialzo e perciò agisce in base alle aspettative e alle notizie.
Per quanto riguarda l’effetto macroeconomico del rialzo dei tassi è da misurarsi su vari livelli a cominciare dalla maggiore onerosità dei prestiti e dei mutui, per cui aziende e famiglie ne faranno di meno. Comprare immobili costerà di più e quindi è realistico pensare che il settore immobiliare ne risentirà. L’effetto positivo è che potrebbe portare ad un ribasso dei prezzi e sgonfiare la bolla immobiliare che riguarda tante città in tutto il mondo.

Infine c’è lo spread tra l’italiano BTP e il tedesco Bund che è schizzato a quota 207 portando i rendimento decennali rispettivamente al 4% e al 2%. Anche qui niente di nuovo. D’altronde i tassi dei titoli di Stato incorporano il rischio di “default” ovvero la possibilità di non essere in grado di ripagare il debito. Naturalmente né l’Italia né tantomeno la Germania si trovano in questa situazione.

Il 2023 potrebbe essere un anno contrassegnato da un aumento generalizzato dei prezzi e da un rallentamento della crescita economica, due cose che hanno caratterizzato questo 2022.
A chi attribuire le colpe?
Non c’è dubbio: dello zar russo Putin che ha invaso l’Ucraina scatenando una guerra militare in Europa a cui è seguita una guerra commerciale mondiale. Le due guerre coinvolgono direttamente USA e Unione Europea oltre ad altri paesi come la Gran Bretagna. La guerra commerciale è fatta essenzialmente con le sanzioni che hanno avuto effetti devastanti su tanti prodotti esportati da Russia e Ucraina verso l’Occidente e soprattutto verso l’Europa che d’improvviso si è ritrovata a fronteggiare un calo delle forniture di gas e un aumento vertiginoso dei prezzi sia dei prodotti energetici sia dell’energia elettrica con bollette salite alle stelle per famiglie e imprese. Quest’ultime, in tantissimi casi, hanno ridotto la produzione di beni e servizi con ricadute molto negative sui commerci e sul PIL globale.
Se l’obiettivo delle sanzioni europee e americane era quello di fermare la guerra, bisogna constatare che ciò non è stato ancora raggiunto. E la guerra in Ucraina continua, con l’incertezza che coinvolge tutti e tutto.

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La reazione dei mercati


Variazioni dei principali indici rispetto alla scorsa settimana

CRB Index: in rialzo.
GSCI Index: in rialzo.
BDI Index-Noli marittimi: in aumento.
Petrolio Brent: in leggero aumento.
Gas naturale TTF: in ribasso.
LMEX-Metalli non ferrosi: in ribasso.
Dollar Index: in ribasso.