Incertezza e gestione del rischio nel procurement
Livelli strutturalmente più elevati di incertezza richiedono al procurement nuove best pactice di gestione del rischio
Pubblicato da Luigi Bidoia. .
Procurement Gestione dei rischi di approvvigionamentoCi stiamo avvicinando al terzo anniversario dell’inizio della pandemia da Covid19. Grazie ai vaccini, il mondo sta progredendo verso una normalità sanitaria. La logistica mondiale sta ritornando alla situazione pre pandemica, in termini di tempi di consegna e prezzi in quasi tutti i settori. Sia il Baltic Dry Index (che misura i noli navali delle merci alla rinfusa) che il World Container Index si sono riavvicinati ai valori pre pandemia (si veda Il costo del trasporto marittimo verso la normalizzazione).
C’è un aspetto però che difficilmente ritornerà a quella che è stata la situazione pre pandemia, o almeno non in tempi brevi: è il grado di incertezza che grava sull’economia mondiale in generale e sui prezzi delle commodity, in particolare.
L’incertezza è prima di tutto uno stato d’animo, una condizione legata agli accadimenti futuri che non ci sono noti e che rendono difficile i processi decisionali a qualunque livello. La fonte principale dell’incertezza economica sono le notizie sulle politiche economiche dei diversi paesi. Un indice che consente di misurare questi fatti è il Global Economic Policy Uncertainty (GEPU) Index sviluppato dalla collaborazione di tre docenti americani (Scott R. Baker, Nicholas Bloom, and Steven J. Davis.).
Il grafico che segue riporta i livelli dell’indice (100= media degli anni precedenti al 2011) dalla fine del secolo scorso alla fine del 2022.
L’indice GEPU considera i 21 principali paesi del mondo e aggrega gli indici nazionali costruiti per ciascun paese. A sua volta questi sono il risultato di tre componenti. La prima componente riguarda l’incertezza economica che emerge dai giornali, prendendo in esame gli articoli che trattano della politica economica di un paese e segnalando gli elementi di incertezza. La seconda componente prende in esame la quantità di norme che sono previste scadere nell’arco di 10 anni. La terza componente considera la dispersione delle risposte nelle indagini fatte ad esperti, riguardanti l’evoluzione futura delle principali grandezze macroeconomiche.
Dall’analisi del grafico emergono chiaramente tre fasi storiche, caratterizzate da tre diversi livelli di incertezza:
- la prima fase è quella della Globalizzazione multilaterale, caratterizzata da una bassa incertezza. Essa copre i primi anni di questo secolo in cui è proseguita la fase di globalizzazione multilaterale, rafforzata dall'impulso dato dall'entrata della Cina l'11 dicembre 2001 nel WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio). Questa fase termina nel 2008 con la crisi dei mutui subprime, il fallimento della Lehman Brothers nel settembre 2008 e l’inizio della Grande Recessione;
- la seconda fase, con un grado di incertezza mediamente doppia della precedente, copre il periodo della Grande Recessione e termina con l’inizio, nel 2018, della guerra commerciale tra Cina e Usa, la decisione del Regno Unito di uscire dalla UE e il proliferare di interventi protezionistici in molti paesi;
- la terza fase (Guerre Commerciali) è caratterizzata dal tentativo delle politiche economiche di molti paesi di limitare, se non capovolgere, gli effetti che la globalizzazione ha generato in termini di distribuzione di opportunità economiche, sia tra paesi che all’interno dei singoli paesi. La Grande Recessione ha acutizzato le differenze nei vantaggi comparati che il processo di globalizzazione aveva determinato. Questa fase ha un livello di incertezza politica che è strutturalmente un multiplo di quello delle fasi precedenti. L'incertezza è successivamente ulteriormente aumentata a causa della pandemia.
Dall’incertezza al rischio
In economia, l’incertezza ha anche una dimensione oggettiva, indicata con il termine rischio. Il rischio economico è dato dalla probabilità associata a possibili eventi futuri che possono avere un impatto negativo sui risultati di un soggetto economico. Più è elevata questa probabilità di questi accadimenti e maggiore è il rischio per l’impresa o l’individuo.
Poichè la probabilità di eventi distanti dal valore atteso aumenta all'aumentare della variabilità del fenomeno analizzato,
essa può essere considerata una buona misura del rischio associato al fenomeno.
Rischio sui mercati finanziari
Il rischio sui mercati finanziari può essere misurato, ad esempio, attraverso la variabilità registrata
dai prezzi delle diverse tipologie di titoli.
Nei due grafici che seguono è riportata la variabilità dei titoli azionari alla borsa di New York
e dei prezzi finanziari delle commodity.
Al di là dei movimenti di breve periodo, non vi è dubbio che con l’inizio del 2020 entrambi gli indici hanno cambiato di livello, segnalando che il rischio sui mercati finanziari in questi ultimi tre anni è strutturalmente aumentato.
Rischio sui mercati fisici delle commodity
Anche il rischio sui prezzi fisici delle commodity può essere misurato, considerando, ad esempio, le variazioni mensili dei 500 prezzi monitorati in PricePedia. L’indice qui riportato è calcolato considerando, in ciascun mese, la media dei valori assoluti delle variazioni dei prezzi. Se questa media è elevata significa che i prezzi in quel mese hanno registrato variazioni, positive o negative, elevate. In questo caso non è importante la direzione della variazione, ma la sua intensità. L’indice non misura la direzione dei prezzi ma la grandezza degli errori che un operatore potrebbe commettere prevedendo, ad esempio, i prezzi di un mese semplicemente estrapolando i prezzi del mese precedente.
Anche in questo caso non vi sono dubbi che dall’ìnizio del 2020 il rischio associato ai prezzi fisici delle commodity è fortemente aumentato. Negli ultimi mesi esso ha registrato una diminuzione, ma i suoi attuali livelli sono ancora molto superiori al livello medio del quinquennio pre-pandemia.
Conclusioni
Tutte le analisi disponibili, sia qualitative che quantitative, segnalano come una specificità dell’attuale fase economica sia l’elevata incertezza che riguarda in generale l’intera economia mondiale ed in particolare i prezzi internazionali delle commodity. In questa situazione i rischi associati alla funzione procurement risultano molto elevati, soprattutto in termini di variazione dei prezzi, in entrambe le direzioni.
Nei prossimi mesi e anni sono, infatti, egualmente possibili sia forti diminuzioni che aumenti dei prezzi delle commodity. Nel caso di diminuzioni non attese le imprese che hanno aumentato in modo elevato i propri prezzi di vendita potrebbero subire la concorrenza delle imprese che hanno aumentato i propri prezzi in modo più prudente. All’opposto in caso di inattesi forti aumenti, potrebbero risultare in forti difficoltà le imprese che, scommettendo sulla stabilità dei prezzi, non hanno predisposto nessuna azione per riequilibrare costi e prezzi.
Gli strumenti a disposizione del procurement per gestire questi rischi esistono e riguardano tre diverse aree:
- conoscenza e monitoraggio: una conoscenza adeguata del funzionamento dei mercati finanziari e fisici delle commodity e un continuo monitoraggio delle loro dinamiche può consentire all’impresa di reagire velocemente ai mutamenti non previsti, limitandone i danni;
- coperture dei rischi: i mercati finanziari stanno sviluppando nuovi strumenti sempre più efficaci per consentire alle imprese di coprirsi da rischi specifici;
- condivisione dei costi: sempre più le imprese rappresentano un anello di una catena del valore, di cui condividono successi e insuccessi. La possibilità di sviluppare partnership lungo la catena, normate da contratti di medio/lungo termine, in grado di produrre una distribuzione tra le imprese dei costi di eventi avversi e una condivisione dei benefici dovuti a eventi favorevoli, è una strada obbligata per aumentare la resilienza di ciascuna impresa e dell’intera catena.