Prove di normalizzazione sui mercati finanziari

Doctor Copper Says: le dinamiche del prezzo del rame per monitorare l’economia

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Anche questa settimana, i mercati finanziari confermano un trend di stabilizzazione, dopo lo shock bancario registrato a metà marzo. Il prezzo del rame prosegue infatti la sua fase di crescita, benchè a ritmi modesti: il London Metal Exchange (LME) chiude la settimana con un incremento dello 0.1% rispetto ai valori di chiusura di venerdì 24 marzo, a fronte di un aumento dello 0.4% allo Shanghai Futures Exchange (SHFE).

Prezzo del rame al LME e allo SHFE

In particolare, sono giunti segnali di conforto per i mercati finanziari nella giornata di domenica 26 marzo, con l’annuncio di un accordo secondo il quale la First Citizens Bank ha acquisito buona parte della Silicon Valley Bank. I mercati hanno reagito con sollievo, segnalando un allentamento dei timori per una crisi bancaria generalizzata, a beneficio della fiducia e dell’appetito per il rischio. Anche il prezzo del rame al LME ha dato segnali di rialzo da martedì, per poi rientrare parzialmente a partire da giovedì.

Non soltanto il rame come barometro del sentiment dei mercati, ma anche le commodity, più in generale, hanno rispecchiato il progressivo recupero della fiducia: guardiamo ad esempio al Goldman Sachs Commodity Index1, che a seguito dello shock sul fronte bancario è crollato nelle prime due settimane del mese di marzo 2023, toccando livelli che non vedeva da oltre un anno; nelle ultime settimane, invece, ha imboccato un sentiero di ripresa, benchè si collochi ancora al di sotto dei livelli di inizio mese.

Goldman Sachs Commodity Index

Fonte: Elaborazioni StudiaBo su dati Investing.


Dai mercati finanziari giungono quindi segnali di normalizzazione, a fronte di problematiche che per ora sembrano rimanere circoscritte. In calo l’indice della paura (CBOE Volatility Index), dopo il picco raggiunto a metà marzo; in fase di assestamento anche il cambio euro-dollaro, a fronte di un parziale rientro delle preoccupazioni e della relativa risk aversion.

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PMI, indicatore del clima economico

Allargando lo sguardo oltre il fronte finanziario, giungono segnali positivi dall’ultimo PMI rilasciato da S&P per l’Eurozona. Per il mese di marzo, l’indice si è confermato, infatti, sopra la soglia della neutralità (50), passando dal 52 registrato a febbraio a 54.1, punto di massimo degli ultimi 10 mesi. L’indice conferma quindi i segnali di una ripresa dell’economia dell'area euro, dopo il rallentamento segnato nella seconda metà del 2022.
In calo la spinta inflazionistica: per il mese di marzo l’Eurostat stima un +6.9%, in calo rispetto al +8.5% di febbraio, soprattutto grazie all’allentamento delle pressioni sul fronte dell’energia. L'indice PricePedia dei prezzi in euro dell'energia in Europa risulta in diminuzione ormai da sette mesi.

Secondo S&P, la fiducia delle imprese europee mostra una discreta resilienza, nonostante le preoccupazioni sul fronte bancario. Si segnala però come la crescita dell’indice PMI dell’Eurozona sia stata sostenuta soprattutto dal settore dei servizi, a fronte invece di una stagnazione, per il secondo mese consecutivo, dell’output registrato dal manifatturiero.
I dati S&P sembrano quindi sostenere le previsioni della BCE, che stimano una crescita del PIL dell’Eurozona nel Q1-2023 (+0.1%), modesta ma in territorio positivo, e una lieve accelerazione (+0.3%) nel II trimestre.


1. Il Goldman Sachs Commodity Index di S&P è utilizzato come benchmark per gli investimenti nei mercati delle materie prime e come misura della performance delle materie prime nel tempo. Si tratta di un indice negoziabile, prontamente disponibile per gli operatori di mercato del Chicago Mercantile Exchange.