Riforma OPEC+: la redistribuzione delle quote di produzione di petrolio modifica lo scacchiere energetico mondiale
Andamento settimanale delle commodity energetiche
Pubblicato da Raffaele Bruno. .
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Alla chiusura di venerdì 30 giugno sul mercato del gas naturale si sono registrati i seguenti livelli di prezzo1:
- TTF Olanda 37.1 €/MWh (+4.6 €/MWh)
- HenryHub USA 8.9 €/MWh (+0.3 €/MWh)
- NBP Regno Unito 36.6 €/MWh (+4.2 €/MWh)
- JKM Asia 38.4 €/MWh (+1.3 €/MWh)
- PSV Italia 36.1 €/MWh (-0.6 €/MWh)
Grafico 1: Andamento prezzo del gas naturale TTF e confronto tra i mercati finanziari
Forte risalita per i prezzi del gas, con i prezzi del TTF month-ahead che nella giornata di venerdì hanno sfiorato quota 38 €/MWh. L’apertura settimanale ha visto le quotazioni posizionarsi a 37.5 €/MWh, in linea coi valori della sessione precedente.
La scorsa settimana spedizioni di GNL verso l'Europa e la Turchia sono diminuite del 12% a circa 2,53 miliardi di metri cubi, mentre le importazioni di giugno hanno toccato il minimo da nove mesi. Tra i principali fattori che hanno portato a tali riduzioni vi è sicuramente la crescita costante della domanda asiatica.
I prezzi del gas in Europa sono rimasti comunque invariati rispetto allo scorso venerdì, con le preoccupazioni relative alla disponibilità di GNL per l'estate che hanno portato a qualche iniziale rialzo sui contratti a breve termine. Timori parzialmente rientrati durante le successive ore di contrattazione grazie alle notizie rassicuranti sull’aumento dei flussi norvegesi e degli elevati livelli degli stoccaggi che attualmente hanno raggiunto il 75 % della propria capacità.
La compagnia texana Cheniere Energy ha annunciato che rifornirà la società cinese Enn Natural Gas di 1,8 milioni di tonnellate l'anno di GNL per i prossimi vent'anni. Cheniere ha fatto sapere che le consegne cominceranno a metà del 2026 e arriveranno a 0,9 milioni di tonnellate l'anno nel 2027, per poi incrementare fino a raggiungere il livello di 1,8 milioni di tonnellate annue per gli anni avvenire.
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Petrolio
Venerdì il Brent è stato quotato a 74.9 $ al barile, registrando un aumento rispetto alla settimana precedente di +1.1 $, il WTI ha chiuso a 70.6 $ al barile, registrando una variazione di +1.4 $ rispetto alla scorsa settimana, e infine l’Oman/Dubai arrivato a toccare i 75 $ al barile.
Grafico 2: Andamento prezzo del petrolio
La scorsa settimana è stata caratterizzata da una tendenza lievemente rialzista su tutto il comparto Oil. Le quotazioni del Brent hanno visto una crescita di 2 dollari al barile rispetto all’apertura dello scorso lunedì attestandosi ad inizio giornata a 76.6 dollari al barile. Anche il WTI del Texas prosegue con lo stesso andamento posizionandosi ad inizio settimana a 71.4 dollari al barile.
Il ministro dell'Energia dell'Arabia Saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, ha delineato ad inizio giugno una delle più grandi riforme dell'OPEC+ degli ultimi anni al fine di remunerare i paesi che investono nella loro Organizzazione. La riforma apre la strada alla redistribuzione delle quote di produzione ai principali Paesi del Golfo, come l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e il Kuwait, a scapito di paesi africani come la Nigeria e l'Angola.
L’assegnazione delle quote di produzione è da decenni un argomento che alimenta attriti all'interno dell'OPEC+, poiché la maggior parte dei produttori richiede una quota sempre maggiore per poter incassare di più dalle esportazioni di petrolio. Negli ultimi anni le società petrolifere statali del Medio Oriente hanno aumentano i propri investimenti, mentre la produzione nei Paesi africani è drasticamente calata a causa della difficoltà nell’attrarre investimenti stranieri.
A maggio, la quota dell'Arabia Saudita, degli Emirati Arabi Uniti e del Kuwait sul totale della produzione dell’OPEC+ aveva raggiunto il 65%, superiore di oltre il 10% rispetto a 15 anni fa. Nello stesso periodo, la quota totale di Nigeria e Angola si è ridotta di oltre il 3%, scendendo sotto il 9%.
Nel corso della riunione del 4 giugno, l'OPEC+ ha rivisto le quote di produzione per la maggior parte dei suoi membri. Mentre la maggior parte dei Paesi membri ha ottenuto una riduzione della produzione, l’obiettivo di produzione degli Emirati Arabi Uniti è stato invece incrementato.
Carbone Termico
Infine, venerdì il carbone termico spot Europa è stato quotato a 105 €/Ton, stabile rispetto alla settimana precedente, mentre il prezzo del carbone termico spot Australia ha chiuso a 116 €/Ton, registrando una lieve flessione.
Grafico 3: Andamento prezzo del carbone termico Europa
La società mineraria sudafricana Exxaro Resources (EXXJ.J) ha dichiarato una riduzione della produzione e delle vendite di carbone nella prima metà del 2023 a causa della minore domanda interna, con un calo rispettivamente del 4% e del 7%.
Non va meglio per l'export, dove le stime sono previste in calo del 6% a causa dei persistenti problemi alle ferrovie. L'operatore ferroviario statale Transnet continua a faticare a trasportare il carbone nei principali porti a causa della carenza di locomotive e del furto di cavi delle infrastrutture.
Secondo il rapporto pubblicato lo scorso lunedì, il valore della produzione del carbone termico australiano dovrebbe scivolare a 38 miliardi di dollari australiani nel 2023, in calo di circa il 50% rispetto ai 64 miliardi di dollari australiani dell'anno precedente.
Il governo prevede comunque che il volume delle esportazioni di carbone termico aumenterà nel 2023 a 201 milioni di tonnellate, rispetto ai 178 milioni del 2022, ma il guadagno dalle vendite sarà drasticamente ridotto a causa del calo del prezzo di riferimento Newcastle di 158 $/ton nel 2023, rispetto ai 303 $/ton nel 2022.
1. Il prezzo del gas naturale nei diversi mercati finanziari fa riferimento al prezzo registrato venerdì 30 giugno 2023. Il valore in parentesi indica la differenza con il venerdì precedente.