Caratteristiche dei mercati delle commodity e variabilità dei prezzi

L'elasticità dei prezzi a variazioni della domanda diminuisce all'aumentare del grado di differenziazione del bene

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Mercati Concorrenziali Dispersione prezzi Prezzi vischiosi Strumenti e Metodologie

Il presente articolo ha l’obiettivo di analizzare i mercati delle commodity, introducendo l'ipotesi che esse possono essere parzialmente differenziabili.

In linea teorica, una commodity si definisce tale perché è un bene omogeneo e presenta un grado di differenziazione nullo. Gli altri beni, che hanno un grado di differenziazione significativamente superiore a zero, sono definiti differenziabili. Tuttavia, tale dualità potrebbe portare alla perdita di informazioni riguardo ai beni che hanno un grado di differenziazione basso ma non nullo. Da un punto di vista pratico, questi beni con un basso grado di differenziazione vengono anch'essi chiamati commodity, poiché si ritiene che sono più assimilabili al concetto teorico di commodity rispetto a quello di bene differenziato.

L'analisi dei mercati che in letteratura economica sono definiti come "mercati delle commodity" e "mercati dei beni differenziati" può essere utile per identificare le caratteristiche dei mercati delle commodity quando queste risultano parzialmente differenziabili.

Beni commodity: mercato di concorrenza perfetta

Un bene si definisce commodity quando le unità prodotte sono identiche indipendentemente dal produttore che le vende sul mercato.
Ad esempio, la produzione di catodi di rame segue caratteristiche standardizzate riguardanti forma e qualità del rame; quindi, qualsiasi impresa che rispetti tali caratteristiche potrà produrre un prodotto identico. Di conseguenza, il prezzo dei catodi di rame in un dato periodo e in una data regione è lo stesso per tutti i catodi offerti su quel mercato, indipendentemente dal produttore.

Ai produttori che operano nel settore delle commodity ci si riferisce spesso con il termine di imprese price-taker, in quanto nessun produttore ha il controllo sul prezzo del proprio output. La determinazione del prezzo di equilibrio dipende, in questo caso, dall’incontro tra domanda e offerta di mercato, e il prezzo che si stabilisce è esogeno. Ad esempio, la quota di produzione della più grande impresa agricola di grano, rispetto a tutto il grano commerciato a livello globale, è infinitesimale e neanche il più grande produttore può influenzarne il prezzo.

La letteratura economica definisce questa tipologia di mercati come mercati a concorrenza perfetta.

Per comprendere perché in un mercato a concorrenza perfetta si stabilisce un prezzo unico, è utile analizzare prima la curva di domanda e offerta riferita a una singola impresa e poi le curve di domanda e offerta relative all'insieme delle imprese che operano nel mercato.

Curve di domanda e offerta per una singola impresa rappresentativa

La curva di domanda per l’impresa i-esima presenta le seguenti caratteristiche:

  • È nulla quando il prezzo dell'impresa è superiore al prezzo di mercato p*;
  • È orizzontale al livello del prezzo uniforme p*;
  • Coincide con l’intera domanda di mercato quando il prezzo dell'impresa è inferiore al prezzo di mercato p*.

Se l’impresa offre i propri beni a un prezzo superiore a quello di mercato, nessun cliente acquisterà il prodotto, poiché può trovarne uno identico (o molto simile) a un prezzo inferiore. In questo caso, l’impresa è costretta a uscire dal mercato.
Al contrario, se l’impresa fissa un prezzo inferiore al prezzo di mercato p*, tutti gli acquirenti preferiranno acquistare al prezzo più basso e l’impresa si accaparrerà l’intera domanda. Tuttavia, questa situazione non è stabile, poiché ogni impresa cercherà di adottare la stessa strategia fino a quando il prezzo non è pari al costo marginale di produzione. L’equilibrio in un mercato concorrenziale si raggiunge, infatti, quando non esiste alcun incentivo a entrare o uscire dal mercato e il prezzo di mercato p* è uguale al costo marginale dell’impresa i-esima.

Nei due grafici che seguono, a sinistra è mostrata la curva di domanda per l’impresa, mentre a destra è riportata la curva di offerta dell’impresa. Quest’ultima coincide, nel breve periodo, con la curva dei costi marginali. Nel breve periodo, infatti, la scelta ottimale di un’impresa è quella di offrire la quantità tale per cui i costi marginali coincidono con il prezzo di mercato[1]. Questo non rappresenta, tuttavia, un punto di equilibrio di lungo periodo, che sarà raggiunto quando il prezzo di mercato, i costi marginali e i costi medi coincidono, grazie all’entrata e all’uscita delle imprese.

Domanda e offerta di una singola impresa rappresentativa in un mercato a concorrenza perfetta

Figura 1: Curva di domanda Figura 2: Curva di offerta
Curva di domanda Curva di offerta

Curve di domanda e offerta aggregate

Aggregando le curve di domanda e offerta delle singole imprese, si ottengono la curva di domanda e la curva di offerta aggregate, riportate nel grafico seguente:

Figura 3: Domanda e offerta aggregate di breve periodo in un mercato a concorrenza perfetta

Grafico della domanda e offerta aggregate di breve periodo

La curva di offerta mostrata in questo grafico rappresenta una situazione di breve periodo, in cui le variazioni della domanda si riflettono nelle variazioni dell'offerta delle singole imprese. Le variazioni di prezzo si muovono lungo la curva dei costi marginali, ipotizzata identica per tutte le imprese.

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Beni differenziati: mercato di concorrenza monopolistica

Un bene prodotto da un’impresa si considera differenziato quando presenta caratteristiche uniche rispetto ai prodotti delle altre imprese. In tale contesto, le imprese non competono solo sul prezzo, ma anche sulle caratteristiche distintive del bene. Se un prodotto è preferito rispetto a quello dei concorrenti, è possibile fissare prezzi più elevati. Ad esempio, un acquirente di componenti meccaniche potrebbe accettare un prezzo maggiore se il fornitore offre una qualità superiore (come minori tolleranze, migliori imballaggi, servizi logistici superiori, ecc.) rispetto agli altri.

Questo potere di mercato, che alcune imprese possono esercitare, ha portato gli economisti a coniare il termine "concorrenza monopolistica" (E. Chamberlin) per descrivere questa tipologia di mercato. Questo ossimoro evidenzia il fatto che, pur essendoci più imprese in concorrenza tra loro, ognuna detiene una certa quota di potere di un monopolista nel determinare le condizioni di mercato.

Il mercato di concorrenza monopolistica si colloca a metà strada tra la concorrenza perfetta e il monopolio. Con la prima condivide i seguenti elementi:

  • Presenza di numerose e piccole imprese nel mercato, nessuna delle quali ha un controllo significativo;
  • Libertà di entrata e uscita: un’impresa entra nel mercato quando ritiene di poter vendere un prodotto simile ma distintivo a quello dei concorrenti; viceversa, esce quando non riesce a differenziarsi sufficientemente.

Le caratteristiche condivise dalla concorrenza monopolistica con il monopolio includono:

  • Differenziazione del prodotto: maggiore è la differenziazione di un prodotto, minore è la sua sostituibilità e maggiore è il potere di mercato delle imprese;
  • Conoscenza imperfetta: a differenza del mercato concorrenziale, dove il prezzo è unico e noto a tutti, nel mercato di concorrenza monopolistica le imprese non conoscono le strategie di prezzo dei competitor, quindi la conoscenza è imperfetta;
  • La curva di domanda per la singola impresa è inclinata negativamente e inelastica fino a un certo livello di prezzo, per poi diventare più elastica.

La forma della curva di domanda per la singola impresa riflette la sostituibilità del prodotto: quanto più un prodotto è sostituibile, tanto più la curva di domanda sarà piatta (elastica). Nel caso limite, si ha la concorrenza perfetta, con una curva di domanda perfettamente elastica, come illustrato in Figura 1. Al contrario, quanto più un prodotto è differenziato e meno sostituibile, tanto maggiore è il potere dell’impresa di aumentare il prezzo senza perdere quote di domanda.
L’impresa ha interesse ad aumentare i prezzi finché la curva di domanda è inelastica, poiché la domanda diminuisce di poco al crescere del prezzo. Invece, quando la domanda diventa elastica, aumenti di prezzo provocano una significativa riduzione della quantità venduta, quindi l’impresa smette di aumentare i prezzi.

Questa situazione può essere rappresentata con una curva di domanda spezzata:

Figura 4: Curva di domanda per un impresa in concorrenza monopolistica

Effetto dei diversi mercati sulla variabilità dei prezzi

La distinzione tra mercato a concorrenza perfetta e mercato a concorrenza monopolistica è particolarmente utile per analizzare la dinamica dei prezzi delle commodity. Questa distinzione permette di ipotizzare a priori come variano i prezzi in risposta a modifiche della domanda. In un mercato a concorrenza perfetta, la curva di offerta tende a essere più elastica rispetto ai prezzi rispetto a quanto accade in un mercato a concorrenza monopolistica. Questo comporta una maggiore elasticità dei prezzi rispetto alle variazioni della domanda[2]. Di conseguenza, i prezzi delle commodity risultano più o meno variabili a seconda del grado di differenziazione che i produttori riescono a introdurre nella loro offerta: maggiore è la differenziazione, minore è la variabilità dei prezzi, mentre un bene che è una commodity (e quindi poco differenziabile) mostra una maggiore variabilità dei prezzi rispetto alle variazioni della domanda.
Analiticamente, l'elasticità del prezzo rispetto alla domanda è lo strumento principale per valutare questa dinamica. Un metodo per determinare se tale elasticità è alta o bassa è l'osservazione della serie storica dei prezzi, come illustrato di seguito per le commodity acido adipico e pneumatici per trattori:

Figura 5: Andamento dei prezzi di acido adipico e pneumatici per trattori

Si osserva che il prezzo dell'acido adipico oscilla molto di più rispetto al prezzo degli pneumatici nuovi per trattori. Questo suggerisce una maggiore differenziazione nel secondo caso: sebbene siano ancora considerati beni commodity, il loro prezzo è meno sensibile alle variazioni nella domanda.

Conclusioni

La differenziazione dei prodotti gioca un ruolo fondamentale nella determinazione della produzione e dei prezzi delle imprese. In assenza di differenziazione, i produttori hanno un potere di prezzo molto limitato. In questo caso, i prezzi sono determinati principalmente dalle condizioni di mercato, ovvero domanda e offerta, piuttosto che dalle caratteristiche distintive del prodotto. Al contrario, i prodotti con una maggiore differenziazione possono mantenere prezzi elevati anche quando, in altri mercati, una diminuzione della domanda porta a una riduzione dei prezzi. Si è visto che un'importante misura del grado di differenziazione nelle commodity è l’elasticità del prezzo rispetto alla domanda, che rappresenta la variazione percentuale del prezzo in risposta a una variazione percentuale della domanda: maggiore è tale elasticità, maggiore è l’omogeneità del prodotto.


[1] Se il prezzo di mercato è superiore ai costi marginali, l'impresa ha incentivo ad aumentare la produzione fino a quando i costi marginali eguagliano il prezzo di mercato. Al contrario, se i costi marginali sono superiori al prezzo di mercato, l'impresa riduce la quantità offerta.
[2] Per un’analisi di come l'inclinazione della curva di offerta influisce sull'elasticità dei prezzi rispetto alla domanda, si veda Zolfo e Acido Solforico: l'elasticità del prezzo alla domanda.