Ghisa in pani: il rischio di mercato dovuto al rischio politico dei paesi esportatori

L'attuale equilibrio sui mercati internazionali è strettamente legato anche alle regole di libero scambio

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Ferrosi Gestione dei rischi di approvvigionamento

La crisi del multilateralismo basato su valori liberali e sull'apertura al commercio internazionale suggerisce di considerare i possibili effetti che l'emergere di barriere nel commercio mondiale potrebbe avere sui mercati delle commodity.

Se, infatti, nella situazione attuale, caratterizzata da una relativa facilità negli scambi commerciali internazionali, il mercato mondiale di una commodity è in equilibrio, tale equilibrio potrebbe essere compromesso da cambiamenti nelle condizioni di commercio tra i vari paesi. Negli ultimi anni, abbiamo osservato diversi esempi di fattori che possono influenzare le condizioni degli scambi commerciali. Tra questi, è utile menzionare:

  • Le modifiche ai dazi doganali sui prodotti importati da specifici paesi e le reazioni adottate dai paesi colpiti. Un esempio rilevante riguarda il commercio di prodotti siderurgici e di alluminio tra Stati Uniti, Cina e UE nel biennio 2018-2019, con recenti estensioni anche al Canada;
  • Le sanzioni imposte da molti paesi occidentali sulle importazioni dalla Russia, che hanno interessato un'ampia gamma di prodotti dopo l'invasione dell'Ucraina nel febbraio 2022;
  • I vincoli alle esportazioni introdotti progressivamente dalla Cina su materiali considerati strategici, come grafite, gallio, germanio e, più recentemente, antimonio.

Questi cambiamenti nelle condizioni di commercio potrebbero portare a mercati regionali caratterizzati da equilibri precari e opposti: alcuni con eccesso di domanda e prezzi elevati, altri con eccesso di offerta e prezzi bassi. Un esempio significativo di questa situazione si riscontra nel prezzo dei coils in acciaio laminati a caldo (HRC), con prezzi particolarmente elevati negli Stati Uniti e molto più bassi in Cina, mentre l'Europa si trova in una posizione intermedia.

La prima informazione necessaria per analizzare il rischio di mercato di una commodity è la mappa dei principali paesi esportatori e importatori.

Il caso della ghisa in pani

Nel grafico seguente sono riportati i principali paesi esportatori netti e importatori netti[1] nel 2023 di ghisa in pani a basso contenuto di manganese.

Principali paesi esportatori e importatori di ghisa in pani

Tra i paesi esportatori netti spiccano il Brasile e la Russia. Il primo detiene una quota del 45% delle esportazioni mondiali; il secondo supera di poco il 30%. Seguono, molto distanziati, l'Ucraina e il Sudafrica con quote prossime al 5%. Dal lato delle importazioni, invece, emerge il ruolo degli Stati Uniti d'America, che registrano una quota superiore al 40% del totale delle importazioni mondiali. Seguono con quote tra il 10% e il 15% l'Italia e la Turchia. Tutti gli altri paesi registrano importazioni nette inferiori al 5% del totale mondiale.

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L'analisi di queste due liste mette in evidenza come l'attuale equilibrio sul mercato mondiale della ghisa in pani sia fortemente legato al funzionamento delle regole di libero scambio che governano le interrelazioni tra i diversi paesi e aree del mondo. Eventuali segmentazioni del mercato in aree geografiche anche solo leggermente separate porterebbero molto probabilmente a una rottura di questo equilibrio, creando situazioni di eccesso di domanda in alcune aree e, all'opposto, di eccesso di offerta in altre.

A scopo di esercizio valutativo, abbiamo considerato una possibile differenziazione dei paesi in base alla maggiore o minore vicinanza ai valori che caratterizzano l'area occidentale del mondo. Seguendo l'approccio descritto in Friendshoring e rischio di mercato dei materiali di acquisto, abbiamo considerato come misura della distanza dall'area occidentale del mondo l'Indice di libertà economica pubblicato da The Heritage Foundation, corretto sulla base della posizione che i diversi paesi hanno assunto nelle votazioni ONU relative alle risoluzioni sull'invasione dell'Ucraina da parte della Russia[2].

Nello scatter plot che segue, i diversi paesi, distinti tra importatori ed esportatori netti, sono stati posizionati sulla base di due indicatori:

  • La quota di commercio mondiale, indicata sull'asse delle x[3];
  • L'indice di vicinanza del paese all'area occidentale del mondo[2].

La dimensione dei cerchi varia solo per i paesi esportatori e indica l'importanza del paese come esportatore nell'UE. Nello scatter plot è stata tracciata una linea orizzontale corrispondente al valore 60 dell'indice di vicinanza all'area occidentale. La scelta di questo valore è puramente grafica e finalizzata a evidenziare due aree del grafico: la prima contenente i paesi più vicini all'Ovest; la seconda i paesi più lontani.

Il grafico è interattivo: al posizionamento del mouse su un paese, appare una tabella con le informazioni ad esso relative

 

Il grafico mostra chiaramente che i principali paesi esportatori sono tutti posizionati nell'area lontana dall'Occidente. Al contrario, i paesi importatori, con l'eccezione della Cina, si trovano prevalentemente vicini all'Occidente.

È evidente come questa struttura del commercio mondiale potrebbe tradursi in un mercato (corrispondente all'area occidentale) con un deficit di offerta e in un mercato con un eccesso di offerta, nel caso ipotetico in cui si creassero barriere, anche parziali, negli scambi tra le due aree del mondo. Questo rischio è sintetizzato in uno score di 50.4 (su una scala da 0 a 100) che rappresenta il rischio di mercato dovuto a possibili riconfigurazioni degli scambi mondiali di pani in ghisa.

Prodotti sostitutivi

Considerare isolatamente le condizioni del mercato mondiale di una singola commodity può tuttavia portare a distorsioni, data l'importanza dei beni sostitutivi nel mitigare gli squilibri specifici di un mercato. Nel caso della ghisa in pani con un contenuto di manganese inferiore allo 0.1%, i prodotti altamente sostitutivi sono i pani con un contenuto di manganese superiore. Per questo motivo, l'analisi precedente è stata ripetuta anche per i flussi commerciali di pani in ghisa con un contenuto di manganese superiore allo 0.1%. I risultati sono riportati nei due grafici che seguono.

I grafici sono interattivi: al posizionamento del mouse su un paese, appare una tabella con le informazioni ad esso relative

 

La struttura del commercio della ghisa in pani ad alto contenuto di manganese differisce parzialmente da quella della ghisa a basso contenuto di manganese, con un ruolo meno significativo della Russia tra i paesi esportatori e una crescita dell'India e della Germania.
L'importanza di questa tipologia di ghisa nel commercio mondiale è inferiore rispetto a quella della ghisa a minor contenuto di manganese (1.0 e 0.9 miliardi di dollari contro 3.2 miliardi di dollari).
Il punteggio sintetico del rischio di mercato dovuto a una possibile ricomposizione del commercio mondiale è pari a 51.0 e 49.2 per i due prodotti, indicando che anch'essi presentano un rischio mediamente elevato.

Conclusione

La ghisa in pani non è inclusa nella lista delle materie prime critiche dalla Commissione Europea[5]. L'analisi effettuata dalla Commissione ha obiettivi più ampi e considera un maggior numero di informazioni rispetto all'analisi sopra descritta sul mercato della ghisa in pani. Tuttavia, i risultati ottenuti suggeriscono che la ghisa potrebbe diventare, se non "critica", quantomeno "scarsa", se il mondo dovesse andare verso l'erezione di barriere al commercio tra le diverse aree del mondo, similmente a quanto è già accaduto per i coils laminati a caldo e a quanto sta accadendo per il commercio delle automobili elettriche.

Considerare questi possibili scenari e definire le azioni da intraprendere nel caso in cui tali scenari assumano maggiore probabilità di realizzazione è uno dei compiti più strategici di un ufficio acquisti, soprattutto se questo desidera ampliare la propria area di attività alla gestione dei rischi, rafforzando così il proprio ruolo come funzione strategica dell'impresa.


[1] In questa analisi, abbiamo preferito considerare le esportazioni e le importazioni nette perché sono misure più precise del ruolo che un paese svolge in un determinato mercato. Infatti, a volte, almeno una parte delle esportazioni può essere composta da materiali non prodotti nel paese, ma importati dall'estero. Considerare le esportazioni e le importazioni nette permette di eliminare il segnale potenzialmente distorsivo dei materiali importati per poi essere riesportati.
[2] Come prima ipotesi, abbiamo semplicemente moltiplicato l'Indice di Libertà Economica della Heritage Foundation per 1.2 per i paesi che hanno votato a favore delle varie risoluzioni e per 0.8 per i paesi che si sono astenuti o hanno votato contro. È evidente che questa misura è suscettibile di molti miglioramenti, ma come ipotesi iniziale di lavoro ci è sembrata adeguata.
[3] Poiché il totale delle importazioni mondiali di un bene coincide con il totale delle esportazioni, le quote di commercio degli esportatori e degli importatori possono essere riportate su un unico asse.
[4] Per un approfondimento sulla lista delle materie prime critiche definita dalla Commissione Europea, si veda Materie Prime Critiche: l'importanza dei beni sostituti.