Il meccanismo di trasmissione dei prezzi: quanto conta la struttura del mercato?

La struttura del mercato è rilevante per spiegare in che modo gli aumenti dei costi di produzione si traducono in aumenti del prezzo finale

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Negli ultimi anni la numerosità dei prezzi delle materie prime quotate sulle borse ufficiali è aumentata. La reperibilità di queste informazioni è sempre più agevole, offrendo ad un ufficio acquisti la possibilità di migliorare la propria conoscenza sull’evoluzione dei prezzi dei beni acquistati, soprattutto se questi sono prime trasformazioni di materie prime.
Questa conoscenza si articola in due aspetti fondamentali: il primo riguarda l’incidenza che la materia prima ha sul prezzo del bene acquistato; il secondo aspetto è la velocità con cui le variazioni di prezzo della materia prima si riflettono sulle variazioni del prezzo del prodotto finale. La prima conoscenza può essere approfondita utilizzando l’approccio dello should cost [1]. La seconda, oggetto specifico di questo articolo, richiede un’analisi del grado di differenziazione del prodotto acquistato e del tipo di mercato in cui esso è scambiato, sia esso a concorrenza perfetta o monopolistica.

Nella prima sezione dell'articolo viene condotta un'analisi esplorativa in termini microeconomici, mentre nella seconda parte viene verificato empiricamente quanto riscontrato nella teoria attraverso il confronto tra due commodity che usano all'interno del processo produttivo il rame.

Mercato di concorrenza perfetta

Si può dimostrare, a partire da un'osservazione grafica, che la trasmissione dei prezzi in un mercato concorrenziale si completa già nel breve periodo.

In un mercato di concorrenza perfetta le imprese sono price-takers, ossia prendono come dato il prezzo che si è formato a livello di mercato (p*). Se il costo di produzione di un input aumenta per tutte le imprese, l’offerta complessiva del mercato si riduce e il prezzo di equilibrio aumenta (1.b):

1a: Breve periodo per la singola impresa 1b: Breve periodo per il mercato

Il meccanismo di trasmissione dei prezzi si può spiegare nei seguenti passaggi:

  • quando il costo di produzione aumenta a seguito dell’aumento del prezzo di un input, la singola impresa non ha una quota di mercato rilevante e non ha quindi il potere di aumentare il proprio prezzo (1.a): nessun buyer acquisterebbe a un prezzo più alto un prodotto identico (domanda perfettamente elastica per l’impresa). Quindi, al nuovo livello dei costi, il costo marginale è maggiore del ricavo marginale e l’impresa ha incentivo a ridurre la produzione.
    Dato che in un mercato competitivo tutte le imprese sono identiche, si ha l'effetto di una riduzione dell’offerta aggregata (1.b);
  • la riduzione dell’offerta aggregata può essere anche spiegata dall’uscita dal mercato di tutte quelle imprese che non riescono a coprire i nuovi e più alti costi medi variabili, specialmente nel breve periodo: l’uscita dal mercato di tali imprese riduce l’offerta aggregata;
  • l’effetto di riduzione dell’offerta porta a uno squilibrio tale per cui la quantità domandata è maggiore della quantità offerta e l’eccesso di domanda viene eliminato da un aumento del prezzo (da p* a p’): gli acquirenti non sono disposti a pagare ad un prezzo più elevato la stessa quantità di output e la quantità domandata si riduce fino ad eguagliare nuovamente la quantità offerta.

Quindi, in concorrenza perfetta l’aggiustamento di prezzo è immediato e completo già nel breve periodo .

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Mercato di concorrenza monopolistica

Per quanto riguarda il mercato di concorrenza monopolistica, invece, il meccanismo di trasmissione dai costi di produzione al prezzo finale non è immediato e si completa soltanto nel lungo periodo:

  • nel breve periodo la curva di domanda è poco elastica e questo consente di generare extra-profitti al pari di un monopolio: grazie alla parziale differenziazione del prodotto, le imprese hanno un certo potere di mercato e possono fissare un prezzo finale diverso da quello dei concorrenti. L'entità dell'aumento del prezzo dipende dalla forma che ha la curva di domanda e, in particolare, dalla sua elasticità al prezzo: più è elastica, minore è la variazione del prezzo finale.
    In ogni caso, comunque, l'aumento dei costi di produzione implica un aumento del prezzo e una riduzione dei profitti (dall’area rettangolare più scura a quella più chiara);
  • nel lungo periodo, l'assenza di barriere in entrata spinge le imprese che vedono possibilità di realizzare extra-profitti ad entrare nel mercato. Questo processo rende la curva di domanda più elastica rispetto al prezzo e la sposta gradualmente verso sinistra, fino a renderla tangente alla curva di costo medio. In questa situazione si raggiunge l'equilibrio di lungo periodo, in cui i profitti economici sono nulli per tutte le imprese, così come avviene in un mercato perfettamente concorrenziale (2.b).
2a: Breve periodo per la singola impresa 2b: Lungo periodo per la singola impresa

Il motivo per cui il processo di aggiustamento del prezzo in risposta all’aumento dei costi di produzione non è immediato risiede nel fatto che nel breve periodo l’impresa decide di ridurre i profitti e di non perdere quote rilevanti di domanda (curva di domanda negativamente inclinata); nel lungo periodo, a causa dell’avvenuto aumento dei costi di produzione e del fatto che gli extra-profitti sono adesso nulli, alcune imprese escono dal mercato, riducendo l’offerta aggregata e facendo aggiustare il prezzo verso l’alto, in modo simile a quanto descritto per la concorrenza perfetta.

L'evidenza empirica

Per verificare empiricamente quanto finora esposto, si prendono in esame due materiali:

  • fili di rame raffinato di sezione trasversale massima maggiore di 6 mm (non isolati);
  • fili elettrici di rame per avvolgimenti, per l’elettricità, smaltati o laccati (isolati);

I fili elettrici di rame per avvolgimenti hanno un maggior grado di differenziazione, perché subiscono il processo di isolamento al fine di non produrre corti circuiti negli avvolgimenti. L'isolamento è solitamente fatto con smalto, lacca, ma anche con altri materiali isolanti (PVT, Teflo, ecc…) e consente ai produttori di differenziare almeno parzialmente il loro prodotto, acquisendo un limitato potere di mercato.
Infatti, è possibile confrontare la dispersione della serie storica dei prezzi delle due commodity e osservare che nel caso dei fili elettrici non isolati si ha una bassa dispersione (quasi nulla), mentre per i fili elettrici isolati si ha una maggiore dispersione dovuta alla presenza nel mercato di prezzi diversi tra le imprese:

Fili elettrici di rame non isolati Fili elettrici di rame isolati

Approccio econometrico: il caso dei fili di rame non isolati

Nel seguito dell’analisi viene costruito un modello che indaga le variazioni del prezzo finale dei fili elettrici del rame non isolato in risposta a cambiamenti nei prezzi dell'input di produzione rame.
In base a quanto esposto in precedenza, siccome si tratta di un mercato perfettamente concorrenziale, la variazione del prezzo finale dovrebbe essere completa e immediata. [2]

Risultato di stima di breve periodo

Risultato di stima di lungo periodo

Sia il modello di breve che quello di lungo periodo mostrano un R2 molto alto, ad indicare una buona adattabilità del modello. Il coefficiente di lungo periodo (0,967) è vicino a 1 e dimostra che quando il prezzo del rame aumenta del 10%, il prezzo dei fili elettrici non isolati aumentano del 9,67%. Tale coefficiente aiuta ad analizzare l’incidenza che il prezzo di un certo input di produzione ha sul prezzo finale di una commodity. In questo caso, infatti, il rame è l'unico input materiale che entra nella produzione dei fili di rame e difatti l’incidenza è altissima.
L’altro parametro fondamentale da considerare è quello ECM (Error Correction Mechanism), pari a -0,946. Esso indica che dopo uno shock nei costi di produzione, il 94,6% della deviazione dai prezzi finali di equilibrio di lungo periodo che si sarebbero realizzati in assenza di shock viene corretta entro un periodo, lasciando solo una piccola parte della deviazione ancora da correggere nei periodi successivi: ciò indica che il trasferimento dei prezzi è immediato e completo già nel breve periodo, coerentemente con le indicazioni teoriche del modello di concorrenza perfetta.

Approccio econometrico: il caso dei fili di rame isolati

Differentemente ai prezzi dei fili elettrici non isolati, dall’analisi econometrica ci si aspetta che quelli isolati, i quali sono parzialmente differenziati, non abbiano una risposta completa a variazioni dell’input del rame già nel breve periodo.

Risultato di stima di breve periodo

Risultato di stima di lungo periodo

Anche in questo caso il modello si adatta bene ai dati. Il coefficiente di lungo periodo è pari a 0,732: la variazione di 10 punti percentuali del prezzo del rame provoca una corrispondente variazione del prezzo finale dei fili elettrici di rame del 7,32%. In questo caso, infatti, il rame non è l'unico input di produzione, ma ci sono altri materiali usati come isolanti nel processo produttivo, come la lacca o lo smalto, per cui l'incidenza del prezzo sui costi è più bassa rispetto a quella dei fili di rame non isolati.
Nel breve periodo, invece, il parametro ECM è pari a -0.331 e indica che soltanto il 33.1% della deviazione dall’equilibrio viene corretta dopo un periodo e un aggiustamento completo avviene dopo parecchi mesi, come supposto dalla teoria microeconomica.

Conclusioni

Un buyer che acquista prodotti derivati da una materia prima può trarre informazioni preziose dalla conoscenza della tipologia di mercato e del grado di differenziazione del prodotto scambiato. Questa conoscenza può fornirgli, ad esempio, indicazioni sulla velocità con cui i prezzi finanziari di una materia prima, quotati su una borsa ufficiale, si traducono in variazioni dei prezzi di mercato dei manufatti da lui acquistati.

Sia l'analisi teorica che quella empirica evidenziano l'esistenza di meccanismi di trasmissione tra la variazione dei prezzi degli input e quella dei prezzi degli output, che variano in base al grado di differenziazione del prodotto considerato e, di conseguenza, al tipo di mercato, sia esso a concorrenza perfetta o monopolistica, su cui il bene è scambiato.
Per i beni non differenziati (come ad esempio i fili di rame non isolati) scambiati su mercati a concorrenza perfetta, la variazione del prezzo di un input si riflette immediatamente sul prezzo del prodotto finale. Al contrario, man mano che aumenta la differenziazione del prodotto, la trasmissione della variazione del prezzo di un input verso il prezzo dell'output avviene in modo più lento: nel caso dei fili di rame isolati, che possono essere considerati leggermente differenziati, il processo di trasmissione richiede alcuni mesi e per prodotti con un livello significativo di differenziazione, tale processo necessiterebbe di un numero di periodi anche superiori a un anno.


[1] Per un approfondimento sull'approccio dello should cost si veda l'articolo Should cost e conoscenza delle curve nascoste: due strumenti per la negoziazione
[2] Viene utilizzato il modello di stima di Engle e Granger, che assume che anche se le due serie dei prezzi possono seguire dei processi stocastici (cioè variano nel tempo), esiste una loro combinazione lineare che è stazionaria (cioè ha media e varianza costanti nel tempo), almeno nel lungo periodo.