Politiche protezionistiche: il caso dei dazi sull'acciaio

Via riduzione del commercio mondiale, il piano dazi di Trump minaccia l'economia globale

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Ferrosi HRC Tariffe sulle importazioni

Negli Stati Uniti esiste una convergenza bipartisan verso un aumento dei dazi sulle importazioni, in particolare provenienti dalla Cina. La principale differenza tra le proposte del candidato repubblicano (Donald Trump) e quelle del candidato democratico (Kamala Harris) riguarda la portata dell'intervento. Il piano di Trump prevede un aumento dei dazi sulle importazioni dalla Cina fino al 60%, e del 10% sulle importazioni da tutti gli altri paesi. Al contrario, le proposte democratiche si concentrano su un incremento dei dazi solo su specifici prodotti, come auto elettriche, pannelli solari e altri beni considerati strategici.

Valutare gli effetti della proposta di Trump è complesso, in particolare per quanto riguarda l'aumento dei dazi al 60% sulle importazioni cinesi. Se da un lato si può prevedere una possibile ritorsione da parte della Cina sulle importazioni dagli Stati Uniti, dall'altro è difficile stimare come potrebbero reagire gli altri paesi coinvolti.

La probabilità che Trump, una volta eletto, aumenti effettivamente i dazi sulle importazioni dalla Cina è molto elevata, poiché l'innalzamento delle tariffe può produrre effetti positivi interni nel paese importatore. L'imposizione di dazi sulle importazioni aumenta infatti il gettito fiscale senza suscitare particolari proteste, poiché generalmente si ritiene che tale onere gravi sulle imprese estere esportatrici piuttosto che sulle imprese e sui consumatori nazionali[1]. Inoltre, l'aumento dei dazi funge da barriera protettiva per le imprese locali meno competitive, consentendo loro di continuare a produrre e di mantenere i livelli di occupazione.

Tuttavia, l'incremento delle tariffe ha anche effetti negativi interni indiretti, principalmente a causa dell'aumento dei prezzi interni: sia per il maggior costo dei beni importati, sia per i più elevati costi di produzione delle imprese nazionali meno efficienti. Gli effetti più rilevanti, però, sono quelli esterni, legati sia alle reazioni dei paesi colpiti dai dazi, sia alla riduzione degli scambi commerciali a livello globale.

Come descritto nell'articolo "Vantaggi e svantaggi della liberalizzazione commerciale internazionale", gli effetti della contrazione degli scambi mondiali sono stati ampiamente studiati in letteratura e possono essere considerati noti. C'è invece maggiore incertezza riguardo alle possibili reazioni dei paesi colpiti dai dazi, poiché queste dipendono da scelte politiche e dalla volontà di ciascun paese di sostenere lo sviluppo di un sistema internazionale multilaterale.

Pertanto, può essere utile analizzare quanto accaduto nel mercato dell'acciaio, e in particolare nei coils laminati a caldo (hot-rolled coils: HRC), i cui dazi sulle importazioni americane nel 2018 hanno segnato l'inizio della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina.

L'aumento dei dazi sulle importazioni USA di HRC e la risposta europea

Nel 2018, l'amministrazione Trump ha introdotto una serie di dazi sulle importazioni di vari prodotti, tra cui i coils laminati a caldo (HRC). Questi dazi facevano parte della politica commerciale protezionista della cosiddetta "Sezione 232", basata sulla normativa americana che consente l'imposizione di tariffe doganali per motivi di sicurezza nazionale. L'obiettivo dichiarato era proteggere l'industria siderurgica statunitense dalla concorrenza estera e rafforzare la capacità produttiva nazionale.

I dazi sono stati applicati a una vasta gamma di prodotti in acciaio e alluminio, con tariffe del 25% sull'acciaio (compreso l'HRC) e del 10% sull'alluminio. Questi dazi hanno interessato non solo le importazioni dalla Cina, ma anche da molti altri paesi, inclusa l'Unione Europea (UE)[2].

L'introduzione dei dazi ha generato tensioni commerciali significative tra gli Stati Uniti e i loro partner commerciali, alcuni dei quali hanno adottato contromisure sulle esportazioni americane. L'UE, in particolare, ha risposto con una serie di dazi di ritorsione su prodotti statunitensi come jeans, motociclette, bourbon e altri beni simbolici. Questi dazi, per un valore totale di circa 2,8 miliardi di euro e con un'aliquota del 25%, sono stati pensati per fare pressione sugli Stati Uniti, prendendo di mira prodotti esportati da stati chiave dal punto di vista politico.
Inoltre, l'UE ha adottato misure di salvaguardia per proteggere il proprio mercato dell'acciaio. Poiché i dazi statunitensi sulle importazioni di acciaio spingevano i produttori globali a cercare nuovi mercati di sbocco, vi era il rischio che grandi volumi di acciaio (compreso l'HRC) si riversassero sul mercato europeo, danneggiando i produttori locali. Di conseguenza, la Commissione Europea ha introdotto quote sulle importazioni di acciaio basate sui volumi storici, con l'obiettivo di evitare un eccesso di offerta sul mercato europeo, accompagnate da un dazio addizionale del 25% sulle importazioni eccedenti tali limiti.

Effetti dei dazi di USA e UE

Gli effetti delle azioni degli Stati Uniti e dell'UE sono stati duplice. Da un lato, i mercati americano ed europeo sono stati protetti dalle esportazioni cinesi. Dall'altro, i prezzi degli HRC negli Stati Uniti e nell'UE sono risultati molto più alti rispetto a quelli cinesi.

Il grafico seguente illustra l'andamento delle esportazioni cinesi verso diverse aree del mondo. Fino all'inizio del 2021, la Cina esportava una quantità molto limitata di HRC. Tuttavia, durante la ripresa post-pandemia, i flussi di esportazione dalla Cina sono aumentati in modo significativo, specialmente verso l'Asia e la regione MENA (Medio Oriente e Nord Africa). Le esportazioni sono aumentate in modo considerevole anche verso l'Europa non UE, l'America Latina e l'Africa Sub-Sahariana. Al contrario, le esportazioni verso il Nord America e l'UE sono rimaste basse, indicando l'efficacia delle barriere imposte dagli Stati Uniti e dall'UE sulle importazioni dalla Cina.

	Esportazioni cinesi di HRC per area mondiale

 

L'effetto dei dazi sulle importazioni dalla Cina è altrettanto evidente dal lato dei prezzi. Il grafico seguente mostra i livelli di prezzo degli HRC nei mercati del Nord America, dell'UE e della Cina.

Prezzo finanziario HRC in USA, UE e Cina

Prezzo finanziario HRC in USA, UE e Cina

Dall'analisi del grafico emerge chiaramente che, mentre nel 2020 i prezzi erano abbastanza simili, nel periodo 2021–2022 i prezzi sul mercato cinese sono aumentati a un ritmo molto inferiore rispetto a quelli registrati nei mercati UE e, soprattutto, USA. Questa differente dinamica ha creato un differenziale di prezzo significativo che si è mantenuto per tutto il periodo successivo, confermando l'efficacia delle barriere doganali erette da USA e UE.

L'effetto domino sugli altri paesi

La forte crescita delle esportazioni cinesi verso mercati diversi da USA e UE ha messo in difficoltà le industrie siderurgiche dei principali paesi produttori, generando un effetto domino nell'adozione di barriere doganali contro l'acciaio cinese e non solo.

Il paese che è risultato maggiormente "permeabile" all'acciaio cinese è stato il Vietnam, anche perché alcuni operatori vietnamiti hanno considerato le barriere doganali di USA e UE alle importazioni dalla Cina come un'opportunità di business. Di fronte a un forte aumento delle importazioni di HRC dalla Cina, il Vietnam ha, infatti, significativamente incrementato le sue esportazioni verso l'UE, come descritto in Come la maggiore offerta cinese di acciaio impatta sui prezzi siderurgici europei.
Tuttavia, i piani di aumento della capacità produttiva del paese hanno recentemente portato l'industria siderurgica vietnamita a cambiare atteggiamento nei confronti delle importazioni cinesi, con richieste al governo di avviare indagini antidumping sugli HRC provenienti sia dalla Cina sia dall'India. In risposta a queste richieste, il 26 luglio 2024 il governo vietnamita ha avviato le relative indagini.

La reazione dell'India non si è fatta attendere. Il 14 agosto, l'India ha avviato un'indagine antidumping sulle importazioni di prodotti piani laminati a caldo provenienti dal Vietnam, dopo denunce secondo cui questi prodotti venivano venduti a prezzi bassi, danneggiando gli interessi dell'industria siderurgica nazionale. Da tempo, i produttori di acciaio indiani segnalavano gli effetti sui prezzi interni causati dalle importazioni a basso costo dalla Cina, dirottate attraverso il Vietnam ai sensi dell'accordo di libero scambio India-Asean.

Come previsto, i dazi protezionistici introdotti da Trump hanno portato inizialmente alle misure di salvaguardia dell'UE e, più recentemente, in risposta a un eccesso di offerta globale, ad azioni protezionistiche anche da parte di altri paesi produttori mondiali. L'effetto complessivo a livello globale è una perdita di efficienza nella produzione mondiale di acciaio, con conseguenti costi maggiori per le imprese utilizzatrici.

Conclusioni

L'onda protezionistica nel commercio mondiale di HRC, partita dagli USA, proseguita in Europa e arrivata a coinvolgere i principali paesi produttori asiatici, suggerisce che un'eventuale attuazione del piano di Trump di aumentare al 60% i dazi sulle importazioni USA dalla Cina potrebbe innescare un processo incontrollato di reazioni e ritorsioni, mettendo a rischio l'intero sistema di commercio internazionale, almeno nella forma in cui lo abbiamo conosciuto negli ultimi 40 anni.

Poiché l'apertura agli scambi internazionali è un pilastro fondamentale dell'economia e della politica dell'UE, il piano protezionistico di Trump rappresenta una seria minaccia per lo sviluppo economico dell'Unione.


[1] L'introduzione di un dazio sulle importazioni si traduce in un prelievo fiscale che può gravare sulle imprese estere o sugli operatori interni, a seconda delle politiche di prezzo delle imprese esportatrici. Se queste ultime non hanno alcun potere di mercato, saranno costrette a ridurre i prezzi CIF per compensare l'effetto dei dazi sui prezzi di mercato. In questo caso, il dazio rappresenta un prelievo che grava sulle imprese estere. Al contrario, se gli esportatori detengono un certo potere sul mercato di esportazione e non abbassano i loro prezzi, allora l'imposizione dei dazi ricadrà sul mercato interno, risultando in un prelievo per imprese e famiglie.
[2] Inizialmente, i dazi furono applicati anche al Canada e al Messico. Tuttavia, successivamente furono concesse esenzioni temporanee o accordi bilaterali ad alcuni paesi, tra cui il Canada e il Messico, in virtù del nuovo accordo commerciale USMCA.