La guerra commerciale dell’acciaio: dal 2018 alla nuova fase del 2025
Conoscere il passato per anticipare i prezzi futuri dell’acciaio
Pubblicato da Luca Sazzini. .
Dazi USA Tariffe sulle importazioni
Il 10 febbraio, l'amministrazione Trump ha ripristinato i dazi al 25%, introdotti nel 2018, sulle importazioni statunitensi di acciaio proveniente da tutti paesi, con effetto dal 12 marzo 2025.
Per comprendere meglio le implicazioni di questa politica protezionistica, può essere utile ripercorrere gli sviluppi della prima fase della guerra commerciale sull'acciaio, iniziata nel 2018, al fine di anticipare i possibile effetti che potrebbero manifestarsi in questa nuova fase.
I dazi americani sull'acciaio del 2018
Il 1° marzo 2018, il presidente Donald Trump ha annunciato l’introduzione di tariffe del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio importati negli USA, appellandosi al National Emergency Act (Atto di Emergenza Nazionale) per giustificare questa misura straordinaria, finalizzata a proteggere la sicurezza e gli interessi nazionali del paese. Le principali motivazioni addotte furono:
- salvaguardia dell'industria siderurgica nazionale, ritenuta essenziale per la sicurezza nazionale;
- riduzione della dipendenza dalle importazioni, poiché gli USA importavano circa un terzo dell’acciaio utilizzato a livello nazionale;
- sostegno alla produzione e all’occupazione nell’industria siderurgica USA.
Inizialmente, le tariffe furono applicate globalmente, colpendo tutti i principali esportatori di acciaio verso gli Stati Uniti. Successivamente, a seguito di numerosi negoziati, alcuni paesi riuscirono a ottenere esenzioni temporanee o accordi specifici:
- Corea del Sud, Brasile e Argentina: concessione di quote di importazione al posto dei dazi;
- Australia: completamente esentata dai dazi;
- Canada, Messico e UE: inizialmente esentati, ma i dazi vennero reintrodotti a giugno 2018. Tuttavia, nel 2019, gli Stati Uniti decisero di sospendere i dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio provenienti dal Canada e dal Messico, grazie agli accordi raggiunti nell'ambito del nuovo trattato commerciale USMCA (United States-Mexico-Canada Agreement), che ha sostituito il NAFTA.
L'Unione Europea, invece, non beneficiò di questa sospensione e continuò a fronteggiare i dazi fino al 2021, quando furono raggiunti nuovi accordi con l'amministrazione Biden.
La decisione suscitò forti reazioni da parte dei partner commerciali degli Stati Uniti, portando a ritorsioni e contromisure.
In particolare, l’Unione Europea rispose con dazi punitivi su una serie di prodotti americani tra cui: il bourbon, le motociclette Harley-Davidson e i jeans Levi’s.
La trasformazione dei dazi in quote di importazione
Nel 2021, l’amministrazione Biden rinegoziò alcuni aspetti delle tariffe, in particolare con l’UE, introducendo quote di importazione al posto dei dazi fissi, con l'obiettivo di ridurre le tensioni commerciali. Le quote furono stabilite in base ai volumi storici degli scambi bilaterali dei due prodotti, fissandosi rispettivamente a 3.3 milioni di tonnellate per l’acciaio e 380.000 tonnellate per l’alluminio. Gli esportatori europei erano quindi esenti da tariffe, a condizione che non superassero tali limiti e che la produzione di tali prodotti fosse interamente realizzata in Europa. Quest’ultima condizione mirava a prevenire pratiche di elusione, evitando che l'UE importasse input produttivi a basso costo da altri paesi (come ad esempio la Cina) , limitandosi a completare solo l'ultima fase di lavorazione sul territorio europeo per poi esportare il prodotto nel mercato USA.[1]
La difesa UE dell'industria siderurgica comunitaria
Come evidenziato nell’articolo: Mai cosi bassi i prezzi dei prodotti siderurgici cinesi, l’Unione Europea, a fronte della maggiore concorrenza internazionale indotta dai dazi sulle importazioni USA, ha protetto la propria industria siderurgica attraverso l’applicazione di 3 principali misure:
- dazi addizionali: introdotti nel 2019 per proteggere l'industria siderurgica europea in risposta alle tariffe imposte dalla prima amministrazione Trump. L’obiettivo di tali dazi era quello di impedire che gli esportatori, esclusi dal mercato statunitense a causa dei dazi, reindirizzassero le loro esportazioni verso l’UE, aggravando ulteriormente le difficoltà del settore siderurgico;
- dazi antidumping, per porre rimedio alle pratiche commerciali scorrette (dumping) sulle importazioni di prodotti piatti laminati a caldo di acciai legati e non legati;
- dazi compensativi, sulle importazioni dalla Cina, per neutralizzare i benefici derivanti dai sussidi statali concessi dal governo cinese alle imprese siderurgiche locali.
Nonostante queste misure, la protezione dell’industria siderurgica europea non è stata completa. I prodotti siderurgici cinesi sono comunque riusciti a penetrare all’interno del mercato UE, eludendo i dazi attraverso triangolazioni con paesi terzi e intensificando la pressione sul settore siderurgico dell’Unione Europea.[2]
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Gli effetti sui prezzi dei prodotti siderurgici
La tabella seguente sintetizza l’impatto delle misure protezionistiche sui prezzi siderurgici nelle diverse aree tra il 2018 e il 2024. In essa sono messi a confronto i tassi di variazione tra marzo 2018 (in cui ebbe inizio la politica protezionistica della prima amministrazione Trump) e novembre 2024 per quattro diversi indici:
- prezzi alla produzione dell'industria siderurgica USA: misurano gli aumenti praticati sul mercato americano dei prezzi di vendita delle imprese siderurgiche americane;
- prezzi alla produzione dell'industria siderurgica UE: misurano gli aumenti praticati sul mercato comunitario dei prezzi di vendita delle imprese siderurgiche europee;
- prezzi doganali UE dei coils laminati a caldo: rappresentano le variazioni del prezzo di questo prodotto siderurgico, rilevato negli scambi doganali dei paesi UE;
- prezzi FOB alle esportazioni cinesi dei coils laminati a caldo: rappresentano le variazioni dei prezzi dei coils praticati dalle imprese siderurgiche cinesi sui mercati esteri.
Periodo effettivo | Variazione del Periodo | |
---|---|---|
Prezzi alla produzione dell'industria siderurgica USA | 2018-03 - 2024-11 | +61.76% |
Prezzi alla produzione dell'industria siderurgica UE | 2018-03 - 2024-11 | +25.47% |
Prezzi doganali UE dei coils laminati a caldo | 2018-03 - 2024-11 | +18.96% |
Prezzi FOB alle esportazioni cinesi dei coils laminati a caldo | 2018-03 - 2024-11 | -6.27% |
I dati presentati in tabella non lasciano dubbi sugli effetti che hanno avuto le politiche protezionistiche di USA e UE sui prezzi siderurgici nei rispettivi mercati. Considerata l’importanza che riveste la produzione siderurgica cinese e, soprattutto, la sua ampia quota nel commercio globale, il prezzo FOB delle esportazioni cinesi può essere considerato un benchmark per i prezzi internazionali dell'industria siderurgica. A fronte, quindi, di una riduzione dei prezzi siderurgici mondiali (-6%), i prezzi sul mercato UE e, soprattutto, in quello USA hanno registrato una dinamica opposta. Le barriere commerciali hanno limitato l’accesso all’acciaio a basso costo, determinando un aumento dei prezzi del 20% in Europa e del 60% negli Stati Uniti.
Queste dinamiche trovano conferma anche nell’analisi dei prezzi finanziari dei coils laminati a caldo, quotati al Chicago Mercantile Excange (CME), London Metal Exchange (LME) e Shanghai Future Exchange (SFHE), riportati nel grafico che segue.
Prezzo finanziario HRC in USA, UE e Cina
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I dazi USA del 2025: cosa aspettarsi
I dazi sulle importazioni di acciaio negli Stati Uniti, la cui entrata in vigore è prevista per il prossimo 12 marzo, con ogni probabilità provocheranno reazioni simili a quelle osservate nel 2018 da parte dei paesi partner. In particolare, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che le tariffe ingiustificate sull'UE non rimarranno senza risposta. L’Unione Europea è, infatti, pronta a emettere nuove contromisure ferme e proporzionate, per tutelare i propri interessi economici.
Tuttavia, a differenza di quanto accaduto alla fine del decennio scorso, è improbabile che l'UE possa adottare misure aggiuntive oltre a quelle già implementate per proteggere la propria industria siderurgica. Con ogni probabilità, rinnoverà quelle in scadenza a fine giugno 2025, ma il livello di protezione difficilmente sarà superiore a quello precedente.
Viceversa, la nuova politica protezionistica USA sull'acciaio potrebbe risultare questa volta più rigida rispetto a quella del 2018, con meno eccezioni e maggiori restrizioni. Questo renderebbe il mercato americano meno accessibile, intensificando la competizione sui mercati internazionali.
Conclusioni
Nonostante l'evidenza degli effetti sui prezzi causati dalla politica protezionista sull'acciaio negli Stati Uniti negli ultimi cinque anni, l'amministrazione Trump si prepara ad attuare una versione ancora più incisiva di tale politica. Come allora, i paesi partner reagiranno con contromisure ferme e proporzionate per tutelare i propri interessi commerciali.
Tuttavia, è improbabile che l'Unione Europea possa adottare misure più restrittive per proteggere la propria industria siderurgica, rispetto a quanto fatto alla fine dello scorso decennio, a meno di deviare dalle normative del WTO.
Pertanto, è probabile che i prezzi dei prodotti siderurgici in Europa rifletteranno una forte concorrenza estera, portando se non proprio ad una flessione dei prezzi, quanto meno ad una loro stabilizzazione sui livelli attuali, anche in caso di un futuro recupero della domanda di acciaio nel continente.
[1] Per un maggiore approfondimento si rimanda all’articolo di Export Planning: Stati Uniti e UE: il nuovo vigore della partnership transatlantica;
[2] si veda l’articolo: Come la maggiore offerta cinese di acciaio impatta sui prezzi siderurgici europei